FEDERICO DI BISCEGLIE
Cronaca

Impianto ok, si parte Yara accende i motori La data: Primo Maggio

Riprende il ciclo dopo una serie di stop & go per il caro energia. Caleffi (Uiltec): "Attraverso il recupero dell’anidride carbonica. Così riusciamo ad evitare l’immissione di questo ‘scarto’ in atmosfera".

Impianto ok, si parte  Yara accende i motori  La data: Primo Maggio

Impianto ok, si parte Yara accende i motori La data: Primo Maggio

di Federico Di Bisceglie

La notizia positiva è che, nel giorno della festa dei lavoratori, il Primo Maggio, l’impianto di Yara ripartirà. Lo stabilimento insediato al Petrolchimico, leader nella produzione di fertilizzanti e ammoniaca, dopo una serie di stop & go dovuti per lo più al caro energia e alla rarefazione delle materie prime sui mercati, riprende il suo ciclo. Il mondo della chimica in rapporto all’agricoltura, comunque, è in forte subbuglio. I fertilizzanti hanno registrato incrementi che arrivano a toccare i dieci punti percentuali e l’approvvigionamento di materie prime risulta ancora molto difficoltoso. Ed è per questo che Yara ha avviato un’interlocuzione con Eni per mettere a terra un progetto per il recupero della Co2 prodotta dai processi produttivi e stoccarla a Ravenna. In questo modo l’effetto sarebbe duplice, come spiega il segretario regionale di Uiltec, Vittorio Caleffi. "Con il recupero dell’anidride carbonica – spiega – si eviterebbe l’immissione di questo ‘scarto’ in atmosfera. Non solo, riutilizzandola in un processo produttivo parallelo si otterrebbe l’idrogeno blu, che è fondamentale per le produzioni di ammoniaca per la quale Yara è riconosciuta come eccellenza nel mondo". La genesi di questo progetto è quindi, ancora una volta, duplice. "La prima condizione da considerare è che le condizioni dei mercati sono profondamente cambiate – prosegue Caleffi – . Le catene di approvvigionamento non sempre riescono a garantire la continuità produttiva, per cui realtà industriali come Yara si sono poste il tema di come mantenere il proprio posizionamento sul mercato a condizioni mutate. D’altra parte, questo progetto avrebbe una forte valenza in termini di sostenibilità produttiva: se poi i prezzi del metano dovessero subire le impennate dei mesi scorsi, si avrebbe una ‘manetta’ di riserva per garantire il funzionamento degli impianti senza gravare sulle casse dell’impresa" che potrebbe essere determinata dalle produzioni di gas naturale del mare Adriatico. Oltre al fatto che, recuperando la Co2 di ‘scarto’ degli impianti produttivi e reimmetterla in un altro processo, si procederebbe ancora più spediti verso "il concetto di economia circolare" che coglie nel segno uno degli obiettivi principali dell’agenda 2030. Non solo. Sempre a proposito di transizione verso processi produttivi meno inquinanti, l’impatto ambientale sarebbe drasticamente ridotto. "Se quell’anidride carbonica non venisse recuperata – scandisce il sindacalista – continuerebbe a finire in atmosfera". In termini di tempistiche, la previsione del segretario della Uiltec è che tra i due player industriali – Yara ed Eni, appunto – la ‘cantierizzazione’ del piano potrebbe iniziare "auspichiamo già fra poco più di un anno". Peraltro questo link tra un’azienda insediata nel Petrolchimico di Ferrara e una che opera anche a Ravenna "incrementerebbe i ragionamenti di area vasta che il nostro territorio deve iniziare a portare avanti, a partire dai rappresentanti degli imprenditori nella consapevolezza che dal punto di vista logistico il porto di Ravenna sarà sempre più strategico non solo per l’Emilia-Romagna, ma per tutta l’Italia". Insomma pare che non solo il destino dei due petrolchimici, ma delle due province più in generale, siano ormai indissolubilmente legati tra loro.