REDAZIONE FERRARA

Incubo via Comacchio: "Le macchine sfrecciano. Attraversare la strada è una roulette russa"

È un coro quasi unanime quello di chi vive e lavora in quella zona: "È pericoloso. Strisce poco visibili e scarso rispetto per pedoni e ciclisti. Servirebbe un tutor. Schianti? Continuamente. E negli ultimi anni il traffico è aumentato parecchio".

È un coro quasi unanime quello di chi vive e lavora in quella zona: "È pericoloso. Strisce poco visibili e scarso rispetto per pedoni e ciclisti. Servirebbe un tutor. Schianti? Continuamente. E negli ultimi anni il traffico è aumentato parecchio".

È un coro quasi unanime quello di chi vive e lavora in quella zona: "È pericoloso. Strisce poco visibili e scarso rispetto per pedoni e ciclisti. Servirebbe un tutor. Schianti? Continuamente. E negli ultimi anni il traffico è aumentato parecchio".

"Attraversare la strada da queste parti è una roulette russa". Lunedì sera l’asfalto di via Comacchio è tornato a macchiarsi di sangue. Un 26enne ha investito e ucciso una pensionata per poi fuggire e consegnarsi più tardi ai carabinieri. È l’ennesima croce su una strada da incubo. Chi vive o lavora tra la rotonda di San Giorgio e Villa Fulvia lo sa bene. Gli incidenti (in certi casi anche mortali) sono pane quotidiano e ogni volta che si passa in bici o a piedi è una sfida alla sorte. "È una strada pericolosa perché le macchine vanno forte – spiega Giacomo Gadani –. Forse servirebbe un velox o, meglio ancora, un tutor che parta dall’inizio e arrivi fino in fondo. Un po’ come in via Copparo". Dalle distese dei bar alle fermate degli autobus il coro è quasi unanime. Chiedere se le auto sfrecciano è un po’ come domandare se d’estate fa caldo. "Qui le macchine vanno veloce, si sa – afferma Petrisor Dutu –. I punti deboli sono le strisce pedonali e le fermate degli autobus. Quando i mezzi rallentano, le auto sorpassano e vediamo molte manovre azzardate".

Chi la percorre a piedi deve avere mille occhi. E il rischio sembra essere sempre dietro l’angolo. Mila Arnoffi si ferma sulla soglia di un bar. "Quando porto a spasso il cane e devo passare è come una roulette russa – è il commento tranciante –. Gli automobilisti non rispettano i limiti. Gli attraversamenti pedonali non vengono visti o addirittura ignorati. Insomma, sono più quelli che vanno forte che quelli che vanno piano: servirebbe un autovelox".

Marco Travini via Comacchio la conosce bene. Dalla sua c’è l’esperienza di quarant’anni dietro al banco della sua tabaccheria, che si affaccia sulla strada. Mostra un palo avvolto nel nastro bianco e rosso: "Lì c’è stato un incidente qualche giorno fa". Così, tanto per farsi un’idea. Ma non è che sia una novità. "Via Comacchio è sempre stata pericolosa – ricorda –. Ora il traffico è senz’altro aumentato, ma forse in passato c’erano ancora più vittime". Il suo negozio è a pochi metri dal luogo in cui lunedì sera ha perso la vita l’88enne Walmen Cavalieri. "Io avevo già chiuso, non ho visto nulla – racconta –. L’ho saputo da mio figlio, che mi ha chiamato per sapere se stavo bene". Sedute al tavolino di un bar dall’altro lato della strada, due donne sorseggiano il caffè sfogliando i quotidiani. L’occhio cade inevitabilmente sulle cronache della tragedia avvenuta pochi metri più in là. "Le macchine vanno veloce e i passaggi pedonali non si vedono – spiega una delle due –. I limiti non vengono rispettati. Qui il pericolo è sia per chi guida che per chi va a piedi o in bicicletta.

Spostandosi verso San Giorgio, i commenti sono meno univoci. "Come zona non è troppo pericolosa – così Caterina Faccini –. Forse le strisce pedonali ‘parallele’ alla strada (quelle per l’attraversamento delle vie che si immettono sulla principale, ndr) lo sono un po’. A volta i ciclisti tirano dritto, senza fermarsi". Sulla stessa lunghezza d’onda Franco Nobili, secondo il quale "il traffico è aumentato e capita di trovare qualcuno che va forte, ma non così di frequente". L’edicola di Silvestro Ferroni ha l’ingresso che si affaccia sull’inizio di via Comacchio. "Qui di investimenti ne vediamo spesso – dichiara –. Molte auto non danno la precedenza a biciclette e pedoni. A volte anche le bici elettriche sfrecciano. Rimane comunque un tratto di strada pericoloso".

Federico Malavasi

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