Ferrara, infermiera con zainetto e umanità. "Io, salvo la vita in sella alla bici"

Da 20 anni nel 118, pioniera del servizio d’emergenza sulle due ruote: "Pronti ad intervenire in centro"

Migration

Ferrara, 9 maggio 2022 - L’altro giorno quando è salita in sella alla bicicletta – elettrica con pedalata assista, lampeggianti, autonomia di 60-70 chilometri – le è sembrato di afferrare il cielo con la mano, come il manubrio della due ruote. Annamaria Oseliero, 50 anni, una figlia di 32 che fa la poliziotta, si batte da anni con la tenacia di chi crede in un’idea. Che è diventata realtà. Anche gli angeli del 118 della sua città – così li chiamano ancora di più dopo l’emergenza Covid – andranno a salvare vite sfrecciando in bici. Ausl e Rotary ci hanno messo la firma ed è nato il primo soccorso, un slalom in centro storico. Tra i ragazzini della movida, i ritmi dei busker, la ola del palio – anche se nessuno se lo augura – ci saranno loro, equipaggi ‘volanti’ con defibrillatore e nello zainetto il kit con garze, cerotti, flaconi e la voglia di aiutare gli altri. Come fa da una vita Annamaria, 20 anni sulle ambulanze, che quel numero – 118 – oltre ad averlo cucito nella divisa sembra averlo impresso sulla pelle, la sua seconda pelle.

Un bel giorno?

"Sì, memorabile. L’idea è stata mia. Quando ho visto che nel 2017 hanno creato a Bologna il servizio d’emergenza con le bici, mi sono detta: ma come, noi siamo la città della bicicletta e non l’abbiamo?"

Ci sono voluti anni.

"Non mi sono mai arresa, ho spiegato quanto poteva essere utile. Noi possiamo arrivare in una manciata di minuti pedalando per le vie del centro e fare le prime manovre a chi ha bisogno di assistenza in attesa che arrivi l’ambulanza. E’ una grande opportunità"

Che può salvare una vita, la sua missione.

"Ho cominciato 20 anni fa, seguendo i consigli di un’amica che faceva l’infermiera. Sono stata a Rovigo, Bologna, il ‘vecchio’ ospedale di Comacchio, Copparo, il Sant’Anna"

Avete voluto la bici, quando vi metterete ai pedali?

"Con le prossime manifestazioni. L’idea iniziale era quella di muoversi sul territorio per farci conoscere e spiegare cosa fare quando si verificano emergenze. Intanto partiamo così"

Essere infermiera, perché?

"E’ il lavoro più bello al mondo. Essere infermiera del 118 è una professione che svolgo con lo stesso entusiasmo di 20 anni fa. Non è un lavoro facile, ci sei tu lì con la tua esperienza e umanità quando la vita del paziente è appesa ad un filo. Sono convinta che bisogna sempre mettersi nei panni del paziente e dei familiari. Mai perdere l’umanità e far di tutto per garantire la dignità della persona".

Il Covid, il momento più brutto?

"Quando si andava a soccorrere persone che dovevano essere ospedalizzate. Il momento del distacco dai propri affetti non avendo garanzie di poterli riabbracciare".

Infermieri eroi, a volte aggrediti e offesi.

"L’escalation di violenza è preoccupante e inaccettabile. Lascia una cicatrice indelebile"

Qualche bel ricordo?

"Quel grazie della mamma di un bimbo di 18 mesi che abbiamo salvato da un arresto cardiocircolatorio. Grazie al lavoro di squadra ce l’abbiamo fatta".