La commedia ora non diventi sceneggiata

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Cristiano

Bendin

Il sindaco Fabbri, che di certi rituali non sa che farsene, pur nelle forme sobrie di un comunicato stampa misurato e formalmente molto rispettoso, ha - di fatto - liquidato Resca e company con un "grazie per il buon lavoro fatto". Un modo un po’ sbrigativo che il manager garbatamente rileva nell’intervista qui accanto

ma che, sinceramente, non avrebbe meritato. Insomma, per tornare ad Orazio si sarebbero potuti usare altri modi. Rispondendo

alle domande del Carlino, Resca rimarca i problemi che ci sono stati e sottolinea a suo modo i limiti di una politica culturale accentrata nelle mani di una sola persona. Ma evita ogni polemica eccessiva. L’auspicio è dunque che adesso questa commedia di Eugène Ionesco - maestro del teatro dell’assurdo - non degeneri in una sceneggiata napoletana stile Mario Merola o - peggio - in una tragedia fatta di colpi bassi, dossier, denigrazioni reciproche, sfoghi sui social network, retroscena, registrazioni audio. Un bailamme al quale, purtroppo, la politica cittadina degli ultimi tempi ci ha abituato. Chiarite le rispettive posizioni, saggezza e lungimiranza suggeriscono di evitare la discesa di questo caso negli inferi della polemica di cattivo gusto che nessuno, in un momento così delicato e difficile per Ferrara e per il Paese, comprenderebbe.

Ne andrebbe dell’immagine di Ferrara in Italia, del Teatro Comunale - che è una delle sue istituzioni più prestigiose e importanti nel mondo -

e della sua cultura.