"Lo show della civiltà dei numeri"

Flavia Mastrella e Antonio Rezza sbarcano con Fratto_X al Teatro Comunale. Lo spettacolo da oggi a domenica

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di Francesco Franchella

Flavia Mastrella e Antonio Rezza il Leone d’Oro alla carriera non l’hanno ricevuto singolarmente, ma come duo: "viceversa avremmo litigato", commenta ridendo Flavia Mastrella. È dal 1987 che lavorano insieme: durano più di un matrimonio, perché le loro due frazioni si completano. Due metà che fanno un’unità artistica inscindibile. Con Fratto_X, spettacolo ironico e provocante sulla "civiltà numerica", saranno al Teatro Comunale Abbado da oggi all’8 maggio per chiudere la stagione di prosa 20212022.

Antonio Rezza, è dalla Guerra Fredda che lavorate in coppia. Come vi siete scelti?

"La provenienza ci ha aiutato: ci illudiamo tanto di aver avuto un rapporto elettivo, ma purtroppo c’è la coincidenza che abitavamo vicini. Quindi questo rapporto elettivo c’è, ma è anche figlio dello spazio condiviso. Qualsiasi lavoro virtuoso non dipende dalla virtù, ma dallo spazio"

Flavia Mastrella, qual è il segreto per mantenere un duo così longevo?

"La distrazione. Per me il tempo esiste e non esiste. Ho un senso metafisico del tempo: questi trent’anni mi sembrano un giorno ed è stata un’esplorazione più che un vivere insieme. L’attività è sempre stata intensa e l’intensità distrae. Tra noi non c’è desiderio di prevaricazione e c’è piena libertà"

Rezza, cos’è Fratto_X?

"È uno spettacolo con talmente tante idee che se ne potrebbero fare altri cinque. È uno sperpero di idee con un tema principale, la manipolazione. Noi creiamo un teatro shakespeariano che sopravviverà alle nostre carcasse, ma dovrebbe essere la critica a scriverlo, perché lo dicono i fatti. Sono preoccupato per il futuro. I giovani di oggi mi stanno deludendo: saranno i carnefici del futuro. Questa ricerca assoluta del successo, dell’apparire…fa schifo questo atteggiamento nei confronti della realtà"

Mastrella, nella sinossi dello spettacolo dite: "siamo sotto un fratto che uccide, si muore per eccessiva semplificazione". Che significa? Cosa intendete per ‘fratto’?

"Intendiamo proprio la parola matematica. In un momento dello spettacolo c’è una Santa Rita immaginaria e antropomorfa, una specie di mostro, che semplifica le cose e parla di un fratto gigante che sarebbe l’orizzonte, dove la gente muore, con la semplificazione, sotto e sopra"

Ricorda un po’ il futurismo numerico di Giacomo Balla

"Io parto dall’esperienza futurista, ero completamente innamorata dei futuristi, come Depero. Questa interazione della scena con l’azione drammaturgica l’ho presa da lì. La nostra è una contaminazione e un desiderio di superare alcune tracce della storia dell’arte, per arrivare a una comunicazione contemporanea fatta di immagini"

Rezza, lei interpreta due personaggi, Rocco e Rita: c’è un richiamo al teatro antico, dove un solo attore interpretava sempre più ruoli?

"C’è un legame inconsapevole con l’antico, ma interpretare più personaggi è una cosa per me biologica. L’ho sempre fatto fin da bambino. Credo molto nel raddoppio della personalità".

Come mai?

"Non mi avevano mai chiesto il motivo: non lo so…sin da piccolo mi doppiavo, sin da piccolo spero di non essere io e cerco aiuto in qualche cosa che non sono"

Mastrella, che tipo di messaggio può lanciare Fratto_X?

"Fratto_X è una contestazione estetica. Ci impongono un certo tipo di estetica, un certo tipo di ‘stile Netflix’ e dei mas media molto livido, senza passione. Io e Antonio contestiamo questo preordinato, che comunica un comportamento anartistico. L’arte è un sistema che fa pensare e ragionare, per smuovere quella fantasia, che stanno cercando di toglierci".