"Lo Spirito stabilisce il principio di ogni evangelizzazione"

Le lingue di fuoco che si posano su ciascuno dei discepoli provocano un fenomeno inatteso. Per tre volte Luca afferma che ognuno ha sentito i discepoli proclamare le lodi di Dio nella propria lingua. Sebbene il “dono delle lingue” sia attestato anche in altri testi del Nuovo Testamento (At 10, 46; 19, 6; 1 Cor, 12; 14, 2-19), secondo il racconto della Pentecoste, il prodigio testimoniato dalle folle accorse a vedere gli apostoli è il fatto che il messaggio fosse comprensibile a tutti perché ricevuto nella lingua di ognuno. È dunque lo Spirito stesso che stabilisce il principio di ogni evangelizzazione: chi è chiamato alla fede non dovrà rinunciare alla propria lingua e alla propria cultura, in favore di quella ebraica, come si chiedeva ai proseliti, ma ciascuno comprenderà il messaggio evangelico secondo la propria cultura, perché Dio vuole essere lodato e annunciato in tutte le lingue. Secondo l’insegnamento della Chiesa, lo Spirito agisce in modo complementare, da un lato attraverso riti istituiti affidati alla giurisdizione della Chiesa (i sacramenti), e dall’altro in modo “libero e spontaneo”, senza alcun legame con riti o istituzioni ben definite (i carismi). Al proposito, Raniero Cantalamessa ci insegna che: “I carismi sono doni concessi ai fedeli per arricchire la Chiesa; i sacramenti sono doni, concessi alla Chiesa per arricchire e santificare i fedeli”, entrambi necessari alla crescita del corpo e alla santificazione delle sue membra (cf. LG 12). Lo Spirito opera attraverso i sacramenti essenzialmente in due modi: interviene conferendo la potestà santificante al sacramento, indipendentemente dalle disposizioni di chi lo dona o lo riceve e, poiché istituiti da Cristo, i sacramenti hanno in loro la grazia attiva, come la teologia designa con il termine “ex opere operato”. Ma lo Spirito Santo agisce anche nell’anima di colui che riceve i sacramenti disponendolo a beneficiare pienamente della grazia concessa. È quindi essenziale una preparazione adeguata alla ricezione dei sacramenti. Quanto ai carismi, San Paolo diede ai Corinzi questo insegnamento: chi ha doni spettacolari non deve ritenersi superiore agli altri, perché le azioni straordinarie non sono necessariamente prova di santità. Tali persone devono distinguersi per la fedeltà all’insegnamento della Chiesa, il rispetto per l’autorità costituita nella Chiesa e l’amore per i fratelli. Non soffochiamo i carismi, ma sappiamo discernerli nella loro grande diversità per accoglierli e metterli al servizio della Chiesa.

Don Rodrigo Akakpo