
Mantovani, il ribelle M5S: "Un errore allearsi col Pd. E il ricorso al cavillo legale ha allontanato gli elettori"
di Federico
Di Bisceglie
Antonio Gramsci odiava gli indifferenti. Parafrasandolo, potremmo dire che lui invece odia gli incoerenti. Tant’è che, poco prima del voto alle amministrative, ha scelto di prendere un’altra strada sospendendosi dal Movimento 5 Stelle. Tommaso Mantovani ha abbandonato proprio ieri la stanza del gruppo consiliare, che ha guidato per cinque anni e al Carlino propone un’analisi del post voto focalizzando il caleidoscopio su alcune questioni "dirimenti, sulle quali non ho potuto soprassedere".
Mantovani, a cosa si riferisce in prima istanza?
"All’alleanza con il Partito Democratico. Nel Movimento ferrarese c’erano diversi malumori circa l’opportunità di allearsi con chi, fino al 2019, ha rappresentato il sistema di potere che ha governato la città e a cui noi ci siamo opposti. Pensavamo che il candidato sindaco Fabio Anselmo potesse coagulare e amalgamare le diverse sensibilità, ma così non è stato".
Anselmo, però, ha chiarito a più riprese di avere un profilo civico distante dal Pd.
"Il suo civismo è durato ben poco. In realtà lui rappresentava esattamente l’emanazione del Partito Democratico e di ciò che ha rappresentato per questa città. Ed è quando ho capito questa cosa che ho iniziato ad avere delle perplessità su di lui. Poi, per la verità, non era facile tenere unita una coalizione così eterogenea".
Il Movimento 5 Stelle alle Europee ha avuto un buon numero di voti, che alle amministrative sono crollati. Cos’è successo?
"La mia sensibilità nel Movimento non era isolata. Il profilo della candidatura non era, come invece si è voluto far credere, largamente condiviso all’interno del gruppo. E, infatti, i risultati si sono visti. I voti parlano chiaro: alcuni penso si siano rifugiati nell’astensionismo, alcuni hanno optato per Alan Fabbri altri per Anna Zonari".
Cosa non ha funzionato, secondo lei, nella campagna elettorale della coalizione di centrosinistra e del candidato sindaco?
"Il continuo ricorso al cavillo giuridico, al contenzioso legale utilizzato anche come strumento di pseudo intimidazione politica non ha funzionato. Anzi, ha rafforzato l’elettorato di Fabbri che si è stretto attorno a lui. Tant’è che per lui, e non per i partiti del centrodestra che hanno raccolto un risultato abbastanza modesto, c’è stato un plebiscito. Poi, Bella Ciao, non si ‘spreca’ in quel modo cantandola solo perché un assessore – ancorché candidato – sta inaugurando una piazza. Queste iniziative allontanano l’elettorato. Il legalismo esasperato non paga".
Quindi ritiene che Alan Fabbri sia stato votato anche da sinistra?
"Certo. Il sindaco ha vinto perché è riuscito a catalizzare anche il voto di sinistra. Tante persone me l’hanno detto. Smettiamola di pensare che l’elettorato di Fabbri sia fatto da buzzurri e analfabeti. Tante persone di cultura, anche di sinistra, l’hanno sostenuto. Anche di questo parleremo nell’assemblea dei 5 Stelle il 12 luglio".