"Marzo e aprile i mesi peggiori"

Ma nel suo complesso il comparto ha tenuto "Le limitazioni della Ue peggio della pandemia"

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Economia in crisi, pandemia che non si arresta, futuro nebuloso: anche il mondo della pesca soffre l’incertezza dei momenti. Tuttavia i dati forniti dal mercato ittico di Goro (foto sotto) non sono positivi, ma nemmeno disastrosi. La struttura sulla quale orbita una trentina circa di imbarcazioni che esercita la pesca in alto mare e poco meno di un centinaio di battelli che invece si muove dentro e fuori i duemila ettari della Sacca di Goro, è aperto tutti i pomeriggi. Nel 2020, il mercato ittico di Goro ha movimentato 2.472.130 euro con una contrazione al ribasso di 123.975 euro pari ad un meno 4,78% di fatturato annuale. Complessivamente sono stati 971.000 chili di pesce quelli transitati nella realtà gorese lo scorso anno, 9.000 in meno del precedente. Ha registrato una forte richiesta di canocchie (89.540 chili), 228.000 chili di alici, 350.000 di sardine, 110.000 di botoli (una qualità di cefali), 21.000 di gamberetti e 30.000 di granchi blu, l’ultimo immigrato nella Sacca, specie autoctona delle coste atlantiche, insediatasi da qualche anno anche da noi e prontamente proposta ai consumatori. Fra le curiosità, c’è quella del prezzo più alto pagato l’estate scorsa all’ingrosso: 107 euro al chilo (rispetto a una media annuale di circa 50), per le preziosissime ’moeche’ una specie di granchio con cui si cucinano gustose polpette. Tornando al bilancio dell’anno appena concluso, va detto che marzo e aprile hanno registrato un picco negativo, con una diminuzione delle vendite del 53% rispetto allo stesso periodo del 2019, parzialmente compensati con un incremento di quasi il 30% a settembre, ottobre e novembre, mentre a dicembre è stato dell’8% il saldo passivo. "Diciamo che la pesca ha tenuto – commenta il coordinatore Sergio Caselli di Legacoopagroalimentare Pesca – grazie anche alla capacità di adattarsi alle regole dei nostri pescatori al rispetto delle norme per la tutela della loro salute. Temo che forse più del covid dovremmo temere le proposte che sta portando avanti la Comunità europea, sulla sempre crescente riduzione delle giornate di pesca. Se non si comprende che per fare un minimo di reddito serve un adeguato numero di giornate di pesca, e non si inverte questa tendenza il rischio è che il covid sembrerà poca cosa rispetto alle decisioni europee sulla pesca".