"Medicina, superare il test Tavolo con Bonaccini a Unife"

Dopo le dichiarazioni del presidente della Regione, la proposta dell’ex rettore Zauli "Il nostro piano pronto dal 2019: premi al merito e sciogliere il nodo specialità"

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di Federico Di Bisceglie

"Serve aprire un dibattito per capire il motivo che porta, ancora oggi a fronte di una carenza di organici e in piena pandemia, ad avere gli accessi a numero chiuso per le facoltà di Medicina nelle università". A sollevare il tema, in una recentissima ospitata televisiva, è stato il presidente della Regione Stefano Bonaccini. L’incedere incessante della pandemia, il boom dei contagi e l’esiguità di risorse umane nei reparti ospedalieri, hanno contribuito a riaccendere i riflettori su un tema che, qui a Ferrara, venne messo sul tavolo già dal 2019. Allora, fu l’ex rettore Giorgio Zauli a proporre un metodo alternativo, basato essenzialmente sulla meritocrazia e "non su quiz che nulla hanno a che fare con la professione medica", per entrare a Medicina. Oggi, che il tema è tornato alla ribalta, Zauli rilancia. Con una proposta da un lato e un’analisi dall’altro. "Mi piacerebbe – così l’ex numero uno di Unife – che ripartisse da qui la discussione sul superamento dei test d’ingresso per l’accesso a Medicina. A questo proposito, ho salutato con estremo favore le dichiarazioni del presidente Bonaccini che contribuiscono a far luce su un problema reale, acuito ancor di più con la pandemia". L’idea di Zauli è quindi "organizzare un evento, invitando Bonaccini, il leader della Lega Matteo Salvini (che per primo avallò la mia proposta), l’ex rettore dell’università di Salerno Aurelio Tommasetti e altri esponenti del mondo accademico, per aprire un confronto serio su un nodo da sciogliere nel più breve tempo possibile". Secondo l’ex rettore, nel rapporto fra formazione medica e approdo alla professione, permangono sostanzialmente tre ordini di problemi. Il primo, come detto, è legato ai quiz. Facilmente ovviabile applicando l’impianto valutativo proposto da Zauli oltre due anni fa. "La cosa migliore – spiega – è che tutti possano avere accesso a Medicina. Rimangono ammessi al corso di studi, però, solamente gli studenti che entro il primo semestre hanno superato i tre esami (Fisica, Biologia e Anatomia) con una votazione, di media, non inferiore al 24. In questo modo, la scrematura è più efficace rispetto a quella fatta da test con quesiti assolutamente fuori luogo".

Il secondo scoglio è quello delle lauree professionalizzanti. "Il problema che è emerso – analizza – riguarda i tirocini pratico-valutativi a cui i ragazzi devono partecipare. Il risultato, per una serie di ragioni, è che l’università sia totalmente priva di autonomia e nelle mani delle aziende sanitarie sulla base della loro disponibilità". Il terzo punto riguarda "l’imbuto formativo generato dall’ingresso nelle scuole di specialità". A questo proposito l’idea di Zauli è chiara: "Occorre rivedere il sistema in ottica di regionalizzazione. Non solo. Sarebbe utile e auspicabile aprire un tavolo paritetico che coinvolgesse il ministero dell’Università, il ministero della Salute e, appunto, le Regioni".