Melchiori, capolavoro del Liberty. Scardino apre le porte della villa

Il critico Lucio Scardino presenta il libro 'Villa Melchiori. Il capolavoro del Liberty Ferrarese', risolvendo la controversia sul nome della villa. Il volume celebra i 120 anni dalla sua costruzione e annuncia la riapertura al pubblico nel 2024, dopo il restauro. La villa, simbolo dell'Art Nouveau a Ferrara, sarà protagonista di eventi culturali e mostre.

Melchiori, capolavoro del Liberty. Scardino apre le porte della villa

Melchiori, capolavoro del Liberty. Scardino apre le porte della villa

Villa Melchiorri. Anzi no, Villa Melchiori. Melchiori o Melchiorri? Quante "r"? Come si pronuncia? "Il decoratore Pedroni riportò in facciata, con sinuoso lettering, il nome di "Melchiorri Floricoltore", compiendo un errore che si è perpetuato nelle bibliografie successive". Insomma, la versione corretta sarebbe Villa Melchiori.

La questione la risolve Lucio Scardino (critico e storico dell’arte ferrarese), in un libello che verrà presentato domani, alle 17, in Biblioteca Ariostea. Il volumetto, intitolato ‘Villa Melchiori. Il capolavoro del Liberty Ferrarese’, esce in occasione dei 120 anni dalla costruzione della villa di viale Cavour, vero manifesto dell’Art Nouveau a Ferrara, inaugurata nell’estate 1904. In particolare, era il 30 luglio 1904, quando si aprirono i cancelli e la città, per un momento, divenne un po’ più parigina. L’evento verrà ricordato in occasione della fine del restauro della villa, ad opera dell’architetto Marcello Bosi, aiutato da una squadra che comprende anche l’artista-ingegnere Marcello Carrà. Il 30 luglio 2024 Villa Melchiori aprirà di nuovo le sue porte alla cittadinanza: si potranno così visitare non solo il giardino, ma anche gli interni, e soprattutto si potrà ammirare la facciata illuminata da uno spettacolo di video-mapping. Si parlerà, quindi, anche dei committenti dell’impresa: Ferdinando Melchiori e Giuseppina Marchi, floricoltori che nell’autunno del 1903 affidarono al giovane ingegner Ciro Contini il compito di costruire l’edificio "poi impreziosito in facciata – scrive Scardino – dagli ornati in cemento di Arrigo Minerbi e dei ferri battuti forgiati da Augusto De Paoli". Il risultato? "Stilemi desunti dal linearismo del liberty francese e da quello belga", immersi in un "fantasioso impaginato prospettico e una sapida, quasi sensuale morbidezza plastica". Insieme di dicotomie convergenti e divergenti, la villa sempre nuova eppure antica sarà sempre un’isola tiberina nel fiume di viale Cavour, com’è magistralmente rappresentato da Marcello Carrà nel libro di Scardino. Il volumetto, infatti, raccoglie e antologizza una serie di rappresentazioni pittoriche e grafiche ispirate all’edificio, con una dedica finale allo scomparso scrittore Roberto Pazzi, "che Villa Melchiori vide innumerevoli volte dalla casa della madre ma senza mai entrarvi".

Francesco Franchella