GIANNI VENTURI
Cronaca

"Metti una sera col maestro Muti tra amicizia, musica e bei ricordi"

La gioia per l’invito al concerto tenuto dal grande direttore d’orchestra a Ravenna e per il rinnovato incontro

La gioia per l’invito al concerto tenuto dal grande direttore d’orchestra a Ravenna e per il rinnovato incontro

La gioia per l’invito al concerto tenuto dal grande direttore d’orchestra a Ravenna e per il rinnovato incontro

E giunge la grande serata. Com’è diventata prassi in questo due anni ricevo l’invito per il concerto del 31 maggio tenuto dal carissimo amico Riccardo Muti al Pala De André di Ravenna offerto dalla nipote Caterina Guzzinati e da Antonio Patuelli Presidente della Cassa di Ravenna S.p.A., il quale vanta una intensa amicizia con la famiglia Mazzavillani della moglie del Maestro. L’assistente Rosa e Cristina Muti mi confermano che sarò ricevuto dal Maestro prima del Concerto.

Ci avviamo dunque all’ora prestabilita verso il camerino di Muti superando l’impatto della lunga fila di persone/personalità che attendono di salutarlo. Rosa ci invita a seguirlo e appena entrati la voce robusta di Muti ci saluta così: "Ecco Gianni al frares!". Di rimando rispondo che non saprei con quale dialetto pugliese, napoletano, ravennate potrei interpellarlo. Concordiamo per un misto che ci metta d’accordo tutti. Cristina, ribadendo che tra noi chi scrive queste note è unicamente “Gianni” ricorda che nei tempi lontani ci siamo sposati lo stesso anno in estate a pochi giorni di distanza ed io le rammento la bellissima festa di nozze che la nostra comune ospite fiorentina Patricia Volterra ci fece a Bellosguardo nel giardino di quel luogo incantato. Risulta sempre difficile estrinsecare cos’è nella vita quotidiana il senso e il concetto dell’amicizia che con i Muti ho da decenni rinsaldato dalle sperienze comuni che generosamente il Maestro volle rendermi/ci (con la mia adorata moglie Vittoria che ora ci guarda da lassù) fossimo a Firenze, in Toscana, negli Usa e anche a Ferrara dove Riccardo diresse due anni fa un memorabile concerto al teatro Abbado. Riccardo mi porge il programma e Cristina lo splendido volume del Ravenna Festival giunto alla XXXVI edizione che porta in exergo una commovente frase di Cervantes: "Donde hay musica, no puede haber cosa mala". Nell’indice degli scritti che vantano nomi straordinari, tra cui Berio, Boulez, Citati, mi colpisce il ricordo che Muti dedica al grandissimo regista De Simone che ebbi la fortuna di conoscere e di vedere a Comacchio la sua messa in scena della Gatta Cenerentola: "un grande intellettuale napoletano capace di guardare contemporaneamente alle radici colte e a quelle popolari della nostra cultura". E a questo pensiero va ricondotta la linea esecutiva e quella intellettuale di Muti. Quel filo profondissimo che porta alla completa e complessa linea interpretativa tra esecutori e direttore e che rende Muti il numero uno al mondo. In questi giorni però l’esecuzione concertistica viene messa in secondo piano dalla clamorosa proposta del Maestro di dirigere alcuni cori a chi voglia raggiungere Ravenna e seguire le istruzioni del Maestro. La proposta viene recepita da ogni parte d’Italia e non solo così nei due giorni seguenti al concerto Muti si è trasformato in un conduttore che è capace di tenere in mano più di tremila voci e di farle marciare all’unisono sia essi abbiano pochi anni o siano ottuagenari. Forza della musica ma anche dell’intelletto del Maestro che riesce così a sconfiggere qualsiasi rimando all’intelligenza artificiale per ribadire l’assoluta superiorità della mente umana. Nel concerto grande era l’attesa per la nuova scoperta del Maestro, il giovane violinista Giuseppe Gibboni destinato a una geniale carriera.

Uscendo dal camerino mi accorgo che non mi aveva firmato il programma. Ritorno e il premio è questa per me commovente dedica: "A Gianni, con antica Amicizia e grande affetto". Dove non a caso la parola più importante "Amicizia" è scritta con l’A maiuscola! Dopo l’esecuzione dell’ouverture del Coriolano di Beethoven, è la volta del concerto n.4 di Mozart per violino e orchestra. Entra il giovane Gibboni che rivolge sguardi e gesti al Maestro che affettuosamente – e mi si perdoni la parola legata al rapporto tra padre e figlio – lo incita con lo sguardo, il gesto, la postura a procedere. Si alza fino alle volte della sala un suono dolcissimo, perfetto. Una musica angelica. Poi un bis che mi fa piangere a dirotto: un pezzo di Bach che la mia Vittoria adorava. Infine, tra l’esultanza dei giovani dell’Orchestra Cherubini e i battimani da stadio dei presenti si conclude una serata che per me, ma non solo per me, conferma Muti il direttore più grande al mondo. Come scrive Stefano Picciano nel programma di sala la maestria di Muti è scaturita “dalla consapevolezza di ciò che la grande musica veicola e offre all’esistenza: la possibilità di un cammino verso la profondità delle cose, una sorta di via pulchritudinis in cui si procede sempre per approssimazione verso una bellezza mai pienamente raggiunta, eppure intensamente presente". La straordinaria giornata ravennate non si esaurisce solo con il concerto ma anche con la visita ad uno dei luoghi ormai più iconici dell’Italia: il Palazzo Guiccioli sede del Museo Byron e del Risorgimento. Il luogo pensato tra i primi proprio da Antonio Patuelli assieme a Giorgio Guberti presidente della Camera di Commercio di Ferrara e di Ravenna che ne fa un importante risultato della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna è stato visitato recentemente dai reali inglesi e il fatto risulta di grande importanza per ribadire una fondamentale connessione tra la cultura “alta” inglese rappresentata dal grandissimo scrittore che a Ravenna e dunque nella Italia onusta di grandezza artistica esercitò la sua opera che ne ha fatto un luogo di affettuosa e giornaliera sede di passeggio e di Vita. Se c’è al mondo un luogo perfetto con personaggi meravigliosi questo per forza transita da Ravenna.