Mina Welby: «Quella sul testamento biologico è una legge per sostenere la vita»

Presente in Sala Estense allo spettacolo teatrale ‘Interruzioni’, promosso da Legacoop Estensee tratto dal libro di Camilla Ghedini. Sul palco l’attrice Gianna Coletti

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Ferrara, 20 settembre 2019 - «Con ‘Interruzioni’ Camilla Ghedini mi ha messo davanti uno specchio». Mina Welby ha combattuto una battaglia personale, diventata di molti, sulle scelte di fine vita. E oggi sarà a Ferrara, in Sala Estense, dove alle 21 andrà in scena ‘Interruzioni’, il primo spettacolo teatrale (produzione Spericolata Quinta) a trattare di testamento biologico e fine vita. Lo spettacolo è promosso da Legacoop Estense, presieduta da Andrea Benini, e associazione Paolo Mandini in collaborazione con Fondazione Ado, a cui sarà devoluto il ricavato della serata . Sul palco l’attrice Gianna Coletti, bravissima a dare voce e vita al terzo racconto dell’omonimo libro (pubblicato da Giraldi Editore) della giornalista Ghedini. A seguire, un dibattito con Mina Welby e Luigi Grassi (Unife). In tema di Dat, disposizioni anticipate di trattamento, cosa può l’arte, quindi un libro e un successivo spettacolo, in più della legge? «Chi scrive un libro ha una motivazione. Questo racconta quattro storie coinvolgenti e sconvolgenti. L’autrice mette a nudo l’anima, i ragionamenti, non fa sconti. Quando poi vidi lo spettacolo alla prima a Milano, mi resi conto che l’attrice, Gianna Coletti, arriva al cuore dello spettatore». Nel libro emerge che fatta la legge servono le ‘parole’ per comunicare le proprie decisioni. Non basta appellarsi al diritto perché la morte resta a chi resta. Quanto lavoro resta da fare sul fronte della comunicazione, anche in famiglia? «Vero, la morte resta a chi resta. Oggi la vita è diventata frenetica. Non ci prendiamo il tempo per riflettere su fatti di vita, compreso il morire. Poi, come un fulmine a ciel sereno, ecco una diagnosi che non ti aspetti o un incidente, e la disperazione è assicurata. Della legge si sentiva parlare, ma chi la conosce? Leggiamola, parliamone». Perché quando si parla di testamento biologico, si tende a pensare che si strizzi l’occhio alla morte mentre vi si può ricorrere per amore della vita? «Il testamento biologico dovrebbe piuttosto far pensare a come voler essere curato in caso di incapacità per vari motivi. Le vicende di Welby e di Eluana hanno dato una scossa di paura. Fare una disposizione anticipata di trattamento si legava automaticamente a queste due vicende. Ecco perché anche la legge 219/2017 viene interpretata come legge per la fine della vita. E’ in tutta la sua essenza una legge per sostenere la vita fino alla fine. Purtroppo sono pochissimi a scrivere le Dat». Come possono convivere Vangelo e Costituzione? «Il nodo centrale nei rapporti tra Stato e Chiesa si chiama laicità. Porto un aneddoto. Don Andrea Gallo fu redarguito dal suo vescovo perché aveva difeso la scelta di lasciar morire Eluana. Il vescovo gli chiese se conoscesse il catechismo e lui tirò fuori la Costituzione, ‘eccolo il mio catechismo’». In Italia, dopo le Dat, a che punto siamo? «Anzitutto devono essere applicate la legge 38/2010 sulle Cure Palliative e la legge 219/2017 su Consenso informato e Dat. Che nessuno sia più costretto di cercare la morte all’estero a pagamento, fatto anche discriminatorio, non tutti se lo possono permettere». ‘Interruzioni’: un libro poi uno spettacolo teatrale. La cultura ‘ponte’ per i diritti? «Se alla fine esci sconvolta dalla sala come dopo ‘Interruzioni’, l’attrice ha assolto totalmente il suo compito. Ti ha messo davanti alla scelta dei diritti umani». Mina Welby ha firmato l’introduzione al libro ‘Interruzioni’ e concesso allo spettacolo il patrocinio dell’Associazione Luca Coscioni, di cui è co-presidente. Al dibattito di questa sera, aperto da Benini e condotto da Francesca Tamascelli, con la Welby parteciperanno anche Luigi Grassi, docente di Psichiatria all’ateneo estense e presidente della Società italiana psichiatria di consultazione, Luigi Bruno, direttore medico della Fondazione Ado e Milena Maltoni di Cidas.