Morta in via Ghiara a Ferrara, il figlio: "L’ho uccisa io"

Anziana trovata morta in via Ghiara. Il figlio si autoaccusa del delitto

I carabinieri effettuano i rilievi in via della Ghiara (Foto Businesspress)

I carabinieri effettuano i rilievi in via della Ghiara (Foto Businesspress)

Ferrara, 21 marzo 2021 - "Ho ucciso mia madre". L’allarme arriva da una palazzina di via della Ghiara, nel cuore del centro storico. E in quella casa, come hanno appurato poco più tardi carabinieri e personale del 118, una donna morta c’era davvero. Alberta Paola Sturaro, pensionata di 75 anni nata a Rovigo ma residente in città, era senza vita sul suo letto. Apparentemente senza segni di violenza sul corpo né di colluttazione nella stanza. Uno scenario che ha subito posto diversi interrogativi agli occhi degli inquirenti. Già, perché l’uomo che si è auto-accusato del presunto delitto, Stefano Franzolin, figlio 47enne dell’anziana, è una persona con alcuni problemi di natura psichiatrica. Quindi la prima domanda che si sono posti gli investigatori è stata se effettivamente si trattasse di omicidio o se invece la confessione del figlio fosse da ritenersi non attendibile, e quindi la morte da ricondurre a cause naturali. A togliere ogni dubbio potrà essere soltanto l’autopsia, che il pubblico ministero Ombretta Volta (che ha aperto un fascicolo per omicidio) disporrà a breve. L’allarme. Tutto comincia intorno alle 11 di ieri. Uno psichiatra ferrarese riceve sul cellulare un messaggio agghiacciante. Poche battute in cui si segnalava la morte di una donna per mano del figlio, in via della Ghiara. L’sms arrivava da un numero sconosciuto. Il professionista non perde un secondo e avvisa i carabinieri. I militari mandano subito una ‘gazzella’ sul posto e, nel contempo, avviano le verifiche per risalire all’identità del mittente. Bastano pochi minuti per collegare quel numero a una persona che abita al civico 2 di via della Ghiara, cioè proprio nel punto da cui era stato segnalato il fatto. A inviare l’sms, come si apprenderà, è stato il fratello dell’uomo che si è attribuito il delitto.

Quest’ultimo aveva appena sentito il fratello Stefano riferire di avere ammazzato la madre. Sul posto, insieme agli uomini dell’Arma, arrivano anche i sanitari del 118 e i vigili del fuoco. In casa ci sono i tre figli della pensionata (due uomini e una donna tra i 45 e i 55 anni, tutti conviventi dell’anziana). Stefano è barricato in una stanza e minaccia di uccidersi. A riportarlo alla calma è l’intervento dell’avvocato di famiglia. Alberta Paola Sturaro è invece distesa nel suo letto senza vita. Gli accertamenti partono subito. Dalle stanze della casa non emergono né segni di colluttazione né di confusione. Insomma, tutto in ordine. Le verifiche si concentrano poi sul corpo della pensionata. A un primo esame, non si notano tracce di violenza o lesioni evidenti. C’è però un dettaglio che, insieme a quella confessione tutta da verificare, fa assumere alla vicenda i contorni del giallo. I rilievi del medico legale mostrano infatti alcune piccole ferite nella bocca, compatibili anche (ma non solo) con un decesso per soffocamento. Troppo poco per parlare di omicidio conclamato. Non è escluso, infatti, che la donna possa essere stata stroncata da un malore. Indagini. Nel pomeriggio Franzolin, difeso dall’avvocato Alberto Bova, viene portato in caserma e ascoltato a lungo. L’interrogatorio è finalizzato a capire se – anche alla luce della sua particolare situazione – le dichiarazioni della mattina siano da ritenersi attendibili. Alla fine, la scelta cade su un ricovero in Psichiatria, senza alcun tipo di provvedimento nei suoi confronti. Il tutto in attesa di fare chiarezza sulla natura della morte.