Quel litigio iniziato in una trasmissione televisiva e concluso su Facebook a suon di post al veleno è costato caro all’ex assessore e deputato di Italia Viva Luigi Marattin. Il politico ed economista è stato condannato per diffamazione ai danni del collega leghista Claudio Borghi Aquilini. Il commento che ha spinto quest’ultimo a denunciare il renziano conteneva una stilettata sulla carriera accademica dell’esponente del Carroccio. "Lui – che per anni ha abusato del termine ‘professore’ , essendo stato solo per pochi mesi docente a contratto e poi ovviamente rispedito al mittente – in accademia ci può entrare solo per portare i caffè, con tutto il rispetto ovviamente per chi fa il catering (molti dei quali conoscono l’economia meglio di lui)" aveva scritto Marattin, continuando un acceso dibattito iniziato poco prima a ‘Omnibus’, la trasmissione di La 7.
I fatti risalgono al 2017 ma sono arrivati soltanto ieri alla sentenza di primo grado. Dopo vari rinvii e vicissitudini, finalmente le parti hanno discusso. La procura, dopo aver ripercorso la vicenda, ha chiesto per Marattin la condanna alla pena pecuniaria di 2.500 euro. L’avvocato Federico Orlandini, legale di Marattin, ha invece insistito per l’assoluzione del parlamentare di Italia Viva. Il giudice Alessandra Martinelli ha emesso una sentenza di condanna, anche se ha ridotto la pena pecuniaria a duemila euro (ai quali si aggiunge il risarcimento del danno alla parte civile). Per conoscere le motivazioni della sentenza bisognerà attendere novanta giorni. Nessun commento da parte dell’avvocato Orlandini, che si limita ad annunciare "quasi certamente il ricorso in Appello una volta lette le motivazioni".
f. m.