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Pentito minacciato di morte in carcere ritira la querela: imputato assolto

FERRARA Non doversi procedere per remissione di querela. Si è concluso così il processo a carico di Filadelfio Vasi, che era...

Il giudice dopo una breve camera di consiglio ha sentenziato il non luogo a procedere per l’accusa di minaccia aggravata

Il giudice dopo una breve camera di consiglio ha sentenziato il non luogo a procedere per l’accusa di minaccia aggravata

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Non doversi procedere per remissione di querela. Si è concluso così il processo a carico di Filadelfio Vasi, che era finito a processo per minaccia aggravata nei confronti di un pentito che era detenuto nel carcere di via Arginone, al tempo dei fatti.Vasi, 48 anni, testa rasata e fisico imponente, ex capo ultras della frangia più estrema della curva del Varese Calcio nonché elemento di spicco della mala varesina e leader della ‘banda Vasi’, già finita nei guai per una serie di rapine a gioiellerie, distributori e supermercati tra Italia e Svizzera, ll’epoca dei fatti detenuto a Ferrara, era imputato di minacce nei confronti di un compagno di detenzione, un quarantenne di Udine che, dopo essersi dissociato dall’attività criminale, aveva fatto rivelazioni importanti e tali da permettere la cattura di esponenti di bande criminali dedite al traffico di droga e di armi attive tra il nord-est e i Balcani. La vicenda al centro del processo risale al 2017, periodo in cui i due soggetti si trovavano ristretti all’Arginone. Il quarantenne aveva scritto due lettere, una alla Dda di Trieste e l’altra ai carabinieri del Ros. Missive delicate, che sarebbero però finite nelle mani sbagliate, cioè quelle di Vasi che in quel periodo era lo ‘spesino’ (il detenuto che ha l’incarico di raccogliere le richieste di spesa e di acquisti dei compagni di pena). Gli agenti della penitenziaria si erano subito accorti che il 48enne era entrato in possesso di quelle lettere e le avevano recuperate, restituendole al mittente. Ma ormai era troppo tardi. Qualche giorno dopo l’accaduto, il collaboratore di giustizia avrebbe iniziato a ricevere minacce pesanti di morte. Minacce che avevano raggiunto anche la madre del pentito. Poi però lo stesso detenuto parte offesa ha preferito ritirare la querela. Il giudice non ha riconosciuto la minaccia aggravata, procedibile di ufficio, e quindi ieri il giudice Maria Rita Baldelli ha sentenziato il non luogo a procedere.

Cristina Rufini