‘La pesca italiana nell’uso dello spazio marittimo, scenari futuri e riflessi socio economici’. È questo il titolo della ricerca che il sindacato Flai Cgil presenterà oggi, alle 10, nella sala riunioni del Circolo Anmi di Porto Garibaldi.
"Il cuore del problema – spiega in una nota Dario Alba della segreteria Flai-Cgil di Ferrara – è quello di evitare che lo spazio di cui dispone oggi la nostra flotta possa essere cancellato. Se tutte le nuove regole di Bruxelles dovessero entrare in vigore, lo spazio per pescare si ridurrebbe di oltre il 70% e diventerebbe tanto piccolo da essere impraticabile per i 12mila pescherecci che costituiscono la flotta italiana". Secondo il sindacato, l’obiettivo deve essere la salvaguardia di un intero settore, settore che ormai da tempo è "avvolto da nubi minacciose, fra restrizione degli spazi marittimi, installazione di parchi eolici offshore che costringeranno i pescatori a circumnavigarli con un incremento di tempo, costi per la navigazione e ore di lavoro, stravolgimenti climatici che hanno portato anche all’arrivo di specie aliene, inquinamento e pesca illegale. Tutti fattori negativi ai quali va aggiunta l’endemica carenza di ammortizzatori sociali per chi fa del lavoro nel mondo della pesca il proprio mezzo di sostentamento. Invece, ribadiamo come Flai-Cgil, la pesca italiana andrebbe incentivata sulla base dei parametri della sostenibilità, per ridurre la dipendenza dall’estero e avviarsi all’auspicata, ma così sempre lontana, autonomia alimentare nel consumo ittico del Paese". Il sindacato, inoltre, annovera tra le misure più controproducenti quella sul disarmo delle imbarcazioni: "Un vortice che ha trascinato con sé anche l’indotto che orbita intorno alla gestione di questa attività. Da quella portuale, alla distribuzione e commercializzazione del prodotto, per non parlare del turismo e della ristorazione. Effetti importanti per le piccole comunità costiere, dove la pesca, insieme all’agricoltura, sono le uniche fonti di reddito". Per Flai-Cgil, il futuro della pesca deve essere legato a nuove tecnologie, maggiore selettività nelle catture, diversificazione delle attività, ricerca, formazione e sostegno socioeconomico. "Vanno individuate e quantificate – conclude il sindacalista – tutte le fonti che determinano la sofferenza della risorsa, inquinamento, cambiamenti climatici, specie aliene, pesca illegale, solo per dirne alcune, perché siamo ancora convinti che i pescatori non siano i soli colpevoli dei danni ambientali".
Valerio Franzoni