Prete arrestato a Ferrara per abusi sui minori: "Approfittò del suo ruolo di educatore"

Dopo la denuncia di una delle tre presunte vittime era stato trasferito dalla Sicilia a Ferrara. La difesa: "È stato giudicato prima dell’inizio del processo"

Prete arrestato per abusi nel riquadro don Giuseppe Rugolo

Prete arrestato per abusi nel riquadro don Giuseppe Rugolo

Ferrara, 28 aprile 2021 - Avrebbe abusato di tre minorenni mentre ricopriva l’incarico di collaboratore canonico ed educatore dell’Azione Cattolica in una parrocchia della provincia di Enna. Accuse pesantissime, per le quali don Giuseppe Rugolo, sacerdote siciliano quarantenne, è stato raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari, emessa dal gip di Enna Luisa Maria Bruno su richiesta del procuratore Massimo Palmeri e dei sostituti Stefania Leonte e Orazio Longo.

Il fatto Prete arrestato per abusi: don Giuseppe Rugolo abitava in provincia di Ferrara

Il don ora si trova agli arresti nel seminario di via Fabbri, dove si è trasferito da una paio d’anni. Ufficialmente per ragioni di studio. In realtà, dalle pieghe dell’inchiesta emerge che il trasferimento del quarantenne sarebbe stato disposto dal suo vescovo dopo la denuncia della presunta vittima, anche allo scopo di avviarlo a un percorso psicoterapeutico. Stando alle contestazioni, il prete avrebbe commesso violenza sessuale e atti sessuali su minori sia quando era seminarista sia dopo essere stato ordinato sacerdote. Un reato aggravato dall’averlo consumato ai danni di minori a lui affidati per ragioni di educazione alla religione cattolica.

L’inchiesta, culminata con l’arresto eseguito ieri dagli agenti delle squadre mobili di Enna e Ferrara, ha preso le mosse quando un giovane ha denunciato le presunte violenze subite una decina di anni prima, quando era uno dei ragazzi seguiti da Rugolo. La presunta vittima ha raccontato di abusi avvenuti tra il 2009 e il 2013, cioè da quando aveva sedici anni a quando ne aveva venti. Secondo gli inquirenti, il ragazzo sarebbe stato costretto a subire e compiere atti sessuali anche mediante "forme di suggestione, intimidazioni e sopraffazione", approfittando "della fragile personalità della vittima". In particolare, scrive il giudice, il don avrebbe assunto "nei confronti dei giovani affidati alle sue cure il ruolo di amico e consigliere così riuscendo, anche grazie all’atavica fiducia unita al senso di soggezione verso coloro che vestono l’abito talare, a manipolarne il pensiero e la volontà anche per fini turpi".

La polizia, dopo aver ascoltato i racconti del denunciante, ha avviato una serie di accertamenti, sentendo decine di persone informate sui fatti. Molte di esse avrebbero fornito riscontri ritenuti compatibili con quanto raccontato dalla presunta vittima. Sono state inoltre svolte intercettazioni telefoniche, perquisizioni e accertamenti informatici, soprattutto su computer e cellulari. Le indagini, come anticipato, hanno permesso di portare alla luce altri due casi di presunti atti sessuali con minori dei quali Rugolo, ormai ordinato sacerdote, era stato guida spirituale. Insomma, una serie di elementi che hanno convinto il gip della città siciliana a emettere un’ordinanza di custodia ai domiciliari. Il magistrato ha riscontrato il rischio di reiterazione del reato alla luce, scrive, dell’inclinazione "dell’indagato a cedere a pulsioni sessuali in maniera incondizionata, oltre che in spregio ai principi del culto del quale è ministro". La procura di Enna, infine, non esclude che possano esserci altre potenziali vittime. Per questo i pm invitano eventuali altre persone coinvolte "a recarsi negli uffici della polizia di Stato per denunciare quanto eventualmente subito".

«Noi siamo tranquilli – commenta l’avvocato Denis Lovison, difensore del sacerdote –. Ritengo però che non ci sia stato un atteggiamento di imparzialità e serenità da parte di chi indaga: la notizia della misura cautelare era già sugli organi di stampa dalla prima mattina di oggi (ieri, ndr ) mentre noi siamo usciti dalla questura solo a mezzogiorno. Una fuga di notizie a fronte della quale valuterò denunce per rivelazione di segreto istruttorio e diffamazione. È stata una gogna mediatica". Il difensore non manca poi di esprimere dubbi sul rischio di reiterazione sostenuto dal gip. "Il mio assistito non sta svolgendo alcuna funzione – spiega –. Ha interrotto gli studi e da tempo è in seminario senza fare nulla. Il rischio di reiterazione non sussiste. È spaventato e ritiene di essere già stato giudicato prima ancora dell’inizio del processo".