
Prete vittima di richieste di denaro "Mio zio circuito per avere i soldi"
FERRARA
"Ci eravamo accorti dei continui bonifici da parte di mio zio. Soldi che non sapevamo che fine facessero e per questo siamo intervenuti". Ieri in aula il nipote, figlio della sorella, del prete rimasto vittima di una banda di romeni, ha raccontato che cosa l’ha spinto a denunciare gli episodi che hanno portato a processo, però, solo uno dei quattro mendicanti che negli anni hanno ricevuto i soldi dal religioso. Cifre anche consideravoli, che il prete pagava per aiutarli, ma anche per le ragioni più impensate. "In un caso – ha raccontato sempre ieri il nipote nel corso dell’udienza – addirittura uno di loro gli aveva chiesto soldi per un cavallo molto malato". In totale, è stato ricostruito nel corso delle indagini della polizia, il religioso aveva sborsato decine di migliaia di euro: ventiduemila nei confronti di una donna, dodicimila circa ad un’altra. Mentre all’unico che è finito a processo Marius Colcinaus di 35 anni, assistito dall’avvocato Pierangela Tilli ’solo’ mille euro circa. Gli altri al momento sono irreperibili e quindi nei loro confronti tutto è sospeso.
La banda dei quattro romeni, i tre non ancora rintracciati pare fossero appartenenti a uno stesso nucleo familiare, erano soliti gravitare e spesso mendicare proprio nel cuore della città: tra piazza del Duomo e via San Romano. Ed è proprio qui che per lungo tempo si è dipanata la vicenda di ricatti e pretese di soldi. Al momento che i suoi parenti, il nipote in particolare, si sono accorti dei continui prelievi di somme anche considerevoli, hanno deciso di far visitare il parroco sospettando che potesse avere problemi neurologici, non riuscendo a spiegarsi il motivo di questo comportamento, che andava oltre il voler aiutare i poveri. Il religioso sembrava essere completamente succube delle richieste del grupetto di mendicanti che ormai avevano visto in lui la possibilità di far soldi facilmente. A quel punto, come raccontato in aula dal nipote, è stato scoperto che in effetti l’uomo aveva importanti problemi neurologici. E’ per questo che il reato contestato all’unico romeno finito sotto processo è di circonvenzione di incapace: loro, stando alle accuse, si sono approfittati della sua condizione di inferiorità psicologica per farsi consegnare il denaro. Questa parte della vicenda si chiuderà l’11 luglio prossimo, quando inizierà la discussione ed è prevista la sentenza. Per una storia simile, pare, che in passato ci sia stato anche un altro procedimento che avrebbe riguardato lo stesso religioso e uno dei quattro romeni, questa volta seguito alla denuncia del prete per alcuni altri ricatti subiti.
Cristina Rufini