"Primo Maggio, sui palchi s’è parlato poco di lavoro"

Il Primo Maggio ha visto discorsi critici sul lavoro, ma con poche soluzioni concrete. Critiche ai rapper in cerca di notorietà e alla retorica sindacale degli anni '70.

Caro Carlino,

sui palchi del Primo Maggio di risposte concrete ai problemi che affliggono il lavoro, come ad esempio la sicurezza, se ne sono sentite poche. Si sono sentiti i rapper in cerca di notorietà e di “like” denigrare pesantemente i membri del Governo. Si è sentito lo scrittore semi-sconosciuto e naturalmente antifascista parlare del fascismo che è morto ottanta anni fa. Si sono sentiti anche i discorsi roboanti di Landini, segretario generale della Cgil, ripetere le stesse cose che sentivamo nelle assemblee e nei luoghi di lavoro ancora negli anni 70, dimenticando però di ricordare alle nuove generazioni quei fatti che gravano ancora oggi sul mondo del lavoro (e sulla busta paga) e cioè: 1) che stipendi e salari bassi sul modello Paesi est Europa (e Urss) furono voluti e perseguiti soprattutto dalla CGIL e dalla Sinistra già dagli anni ’70; 2) che l’Italia ha le tasse sul lavoro più alte d’Europa; 3) che i vantaggi ottenuti con lo “Statuto dei Lavoratori” ottenuto nel 1971 per merito di Brodolini e Donat Cattin, li perdemmo tutti negli anni a venire proprio con i governi di Sinistra.

In altre parole, negli anni Settanta e in quelli dopo, la demagogia di Partito ci fece una “bella festa”. Grazie per la pubblicazione, un saluto alla redazione,

b. b.