Ferrara, "giro di prostituzione al Grattacielo". Al via il processo per una donna

Una giovane ha raccontato ciò che avrebbe subito per alcuni mesi in un appartamento della torre B Dopo la denuncia della vittima, la polizia ha individuato la presunta responsabile. Le testimonianze in aula

Un agente della polizia di Stato con il cane antidroga

Un agente della polizia di Stato con il cane antidroga

Ferrara, 3 maggio 2022 - Un appartamento al diciannovesimo piano del Grattacielo utilizzato come luogo in cui fare prostituire una ragazza arrivata da poco dalla Nigeria. A sollevare il velo su quanto sarebbe accaduto tra le mura del palazzone nel cuore del Gad fu la stessa presunta vittima di quel ‘giro’. La giovane, dopo essersi rivolta al Centro Donna Giustizia, fece scattare le indagini della polizia di Stato. Quelle attività investigative hanno permesso di mandare a processo la donna che, secondo l’accusa, l’avrebbe fatta prostituire.

L’imputata è una 37enne nigeriana che, all’epoca dei fatti, risultava residente nell’appartamento in cui si sarebbero svolti i fatti. La persona offesa ha sporto denuncia nel 2017, raccontando di essersi prostituita dal giugno al novembre del 2016 in quell’appartamento della torre B. Dopo i primi accertamenti, sotto la lente della polizia erano finite due persone: l’attuale imputata e una seconda indagata, mai individuata. Quest’ultima sarebbe una straniera residente a Verona, alla quale la 37enne avrebbe consegnato il provento dell’attività illecita.

Ieri mattina, il processo per il presunto giro di prostituzione è entrato nella fase dell’istruttoria davanti al giudice Alessandra Martinelli e al pm Lisa Busato. Il primo testimone sentito in aula è stato un agente della squadra mobile che all’epoca si occupò delle indagini. Il poliziotto ha spiegato come la ragazza fosse giunta in Italia nel maggio del 2016. Dopo essere approdata in Sicilia, era stata trasferita in un centro di accoglienza a Brescia. Dalla città lombarda si era però ben presto allontanata, destinazione Ferrara. Qui si era fermata al Grattacielo, dove ha riferito di essersi prostituita per alcuni mesi.

Dopo la denuncia, l’attenzione della polizia si era concentrata sulla 37enne che, come ha sottolineato l’agente in aula, "risultava essere residente" proprio in quell’appartamento. Il suo non era un nome nuovo, essendo arrivate sul suo conto anche "altre segnalazioni per attività illecite". L’imputata era infine stata riconosciuta dalla stessa parte lesa, che la conosceva con il soprannome di ‘Bella’. Come anticipato, l’inchiesta contava anche una seconda indagata, che però non è mai stata compiutamente identificata. Si tratta di una seconda straniera alla quale, stando alle ricostruzioni, la 37enne consegnava il denaro attraverso versamenti Postepay. Il caso tornerà in aula il 12 settembre. In quell’occasione verrà ascoltata la persona offesa e si procederà all’esame dell’imputata, per poi arrivare a discussione e sentenza.