Quei politici della Prima Repubblica fra luci e ombre

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Gentile lettrice, senza dimenticare le malefatte di molti politici protagonisti della Prima Repubblica (corruzione, enorme debito pubblico, violazione della legge sul finanziamento dei partiti e quant’altro), va detto che si trattava nella maggior parte dei casi di uomini dotati di robusta formazione culturale, assurti alle massime cariche dello Stato dopo un lungo cursus honorum (dai banchi dei consigli comunali agli impegni in Provincia e Regione prima di approdare in parlamento o al governo nazionale). Molti di loro, penso ad esempio ad Aldo Moro, erano docenti universitari e avevano scritto saggi e testi adottati in molti Atenei. De Mita faceva parte di questa categoria: coltissimo ("un intellettuale della Magna Grecia", lo definì con una battuta caustica Gianni Agnelli), scaltro, visionario. Certo, non fu solo protagonista della vita politica nazionale: il suo impegno e la sua potentissima corrente all’interno della Dc - i “demitiani” – incisero profondamente sulla linea della Balena Bianca e sulla politica in Campania. Basti pensare alle vicende legate alla ricostruzione post-terremoto 1980 in Irpinia e alle accuse di speculazione portate avanti dall’opposizione guidata dall’allora Pci. Luci e ombre, quindi, come è giusto che sia. E’ vero che buona parte della stampa tende all’agiografia ma, di fronte agli spettacolini offerti da una buona parte dell’attuale classe dirigente, viene da rimpiangere anche De Mita.