Razzismo alla partita di basket: "Io, insultato anche dai bambini. Sono forte ma è inammissibile"

L’intervista a Mandel Adib Tongue Zuko, giocatore della Sambenedettese nato a Ferrara. Insultato durante il match contro il Venafro da alcuni tifosi: "Per fortuna ho la famiglia che mi supporta".

Il campo da gioco, che sia da calcio o da basket, si rivela sempre più spesso palcoscenico di ben altro oltre che dello sport. E se da una parte il difensore dell’Inter Francesco Acerbi viene assolto dalle accuse di razzismo che lo hanno visto protagonista a seguito del match con il Napoli, dall’altra, nei palazzetti più nascosti di provincia, insulti ed offese continuano a piovere dagli spalti. Mandel Adib Tongue Zuko ha 23 anni, è nato a Ferrara, e se nel campo indossa la maglia della sanbenedettese basket, fuori, zaino in spalla, frequenta l’università di ingegneria informatica.

Tongue Zuko, Il razzismo è sempre più presente nei campi, ma fortunatamente c’è chi si fa sentire e denuncia la situazione. A lei cosa è successo?

"Sabato 23 marzo la mia squadra ha giocato contro il Venafro, e durante la partita ogni volta che mi avvicinavo per segnare i canestri dagli spalti alcuni spettatori, di cui addirittura alcuni bambini, mi hanno rivolto degli insulti razzisti. Io sul momento non ci ho fatto caso perché ero concentrato a svolgere il mio dovere e a giocare partita. Infatti mi sono reso conto di cosa dicessero solo grazie ad un mio amico che me lo ha fatto notare".

Capita spesso? Com’è giocare sentendo certe offese?

"Non è la prima volta che ricevo degli insulti razzisti, assolutamente. La prima volta ero a Ferrara, avevo 16 anni e durante una partita un giocatore della squadra avversaria mi ha detto ‘negro di m...’. Devo dire che quando sento queste offese cerco sempre di non rimanere coinvolto, ormai non mi scalfiscono più. Faccio di tutto per restare concentrato su quello che sto facendo: ossia giocare e terminare la partita. Non mi buttano mai giù, non mi demoralizzano mai, anzi uso questi insulti proprio come motivazione. Ma questo perché sono forte mentalmente, sono consapevole della persona che sono e del colore della mia pelle".

Vinicius, attaccante del Real Madrid, in conferenza stampa ha dichiarato piangendo che il razzismo gli toglie la voglia di giocare. Ha mai pensato qualcosa del genere?

"Purtroppo sono cose che capitano, è successo a Vinicius, a Balotelli, a Thuram. Io faccio in modo che non mi tocchino. Io sono lì per giocare, e gioco. Però bisogna chiedersi il perché anche i bambini si comportano in questo modo. L’educazione arriva in primis dalle scuole e dalle famiglie. Per questo sono convinto che bisogna insegnare ai bambini a comportarsi bene nei confronti del prossimo, anche se è diverso. Ormai viviamo in un mondo multiculturale. Sono secoli che noi africani veniamo trattati come animali, come ‘terzo mondo’. Oggi questo è inammissibile, stiamo alzando la voce e ci stiamo imponendo per far capire che non siamo animali".

Da giocatore, crede che nel calcio sia più frequente che nel basket?

"Di questi episodi se ne vedono ogni giorno, lo vedono tutti i giorni. Sono sempre frequenti. Non solo nello sport, nel basket, nel calcio, ma in tutti quanti. In tutti gli ambiti lavorativi e non solo, anche nella vita di tutti i giorni. Io ho avuto la fortuna di avere la famiglia vicino, che mi supporta, insieme alla società, agli amici. Sono fortunato perché questa vicenda può essere divulgata e può aiutare a sensibilizzare la massa, o anche qualcuno. Ma un operaio nero che viene offeso tutti i giorni non ne parla con nessuno, succede in tutti gli ambiti, ma questa storia deve finire".