Lettere a Lodi, Rossella Arquà: "Non ho agito da sola e dirò tutto"

Minacce al vicesindaco, Arquà rompe il silenzio: "Qualcuno mi ha detto di inviare le lettere, io ho sbagliato ma non è stata una mia idea"

L’ex consigliera leghista Rossella Arquà nello studio del suo legale, Fabio Ansrlmo

L’ex consigliera leghista Rossella Arquà nello studio del suo legale, Fabio Ansrlmo

Feerrara, 26 giougno 2021 - "Ho mandato quelle lettere, ma su incarico di altri. Da sola non l’avrei mai fatto". Rossella Arquà, consigliera leghista indagata per una serie di messaggi minatori spediti al vicesindaco Nicola Lodi, rompe il silenzio. Le parole escono a smozzichi, ed è l’avvocato Fabio Anselmo a sostenerla nella ricostruzione dei fatti: "Una ricostruzione forzatamente sommaria, perché tante cose adesso non possiamo dirle: saranno gli elementi utili al confronto con l’autorità giudiziaria".

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Ma la Arquà, innanzitutto, ammette la propria responsabilità: "Ho commesso errori, ma la mia parte si ferma alle otto lettere recapitate alla sede della Lega, delle altre non so nulla e non c’entro nulla". E soprattutto nega di essere l’ideatrice della catena di veleni: "Qualcuno mi ha detto di farlo". Chi, e perché, è una domanda che resta sospesa nell’aria: "Quando ci sarà l’interrogatorio – riprende Anselmo –, potrà riferire compiutamente alla pm Isabella Cavallari fatti e circostanze, mostrando anche tutte le chat e tutti i messaggini. Qualcuno oggi ne diffonde solo alcuni, facendola passare come unica colpevole. La realtà a nostro avviso è ben altra". E sarà importante rientrare in possesso del cellulare sequestrato al momento della perquisizione: "Non vediamo l’ora – prosegue il legale –, perché in quell’universo di messaggi c’è una chiave di lettura ben diversa da quella che è stata sostenuta fino ad oggi". La Arquà parla poco, l’avvocato si frena, ma gli spunti del ’giallo’ non mancano: "Potremmo riferire di un episodio avvenuto subito dopo la perquisizione – lancia l’esca Anselmo –, farebbe luce sulla vicenda. Ma è nostro dovere riferirlo innanzitutto al magistrato".

La Arquà riprende fiato, a un certo punto si asciuga gli occhi umidi, e riprende: "Ho deciso di parlare con la stampa dopo aver letto le dichiarazioni del sindaco Alan Fabbri che mi descrive come persona pericolosa. Ho fatto errori – ripete – ma non sono una criminale, e non è giusto volermi descrivere così". Inevitabile però un’altra domanda, in risposta ai dubbi e alle illazioni degli ultimi giorni: dietro la catena di lettere minatorie non c’era, per caso, un amore non corrisposto, una gelosia morbosa, un’invidia politica? "Non ero innamorata di Nicola Lodi!", ride la Arquà. Anche se con l’avvocato ha parlato di una sorta di "venerazione per il vicesindaco, che l’aveva fatta sentire importante". Sin da quando, riprende la consigliera, "ero andata la prima volta a un’iniziativa di Naomo al Palazzo degli Specchi, e da quel giorno mi sono sempre più impegnata per la sua campagna elettorale, e a favore della Lega". Lega dalla quale si sente, ora, "molto tradita. E dei miei ex colleghi di gruppo, se si esclude Anna Ferraresi, nessuno mi ha detto una parola, un messaggio di solidarietà, un semplice cenno".  

Attorno a lei, dunque, terra bruciata. Forse per il timore di essere scottati dalle braci dell’incendio (politico): "Qualcuno si è approfittato di lei, sapendo che era un bravo soldatino...", commenta l’avvocato. E a quel punto la Arquà si sbottona appena un po’: "Io non avevo un motivo e uno scopo per organizzare quella cosa, sono stata indotta a farlo, e certamente ho sbagliato". La verità, sospira, "ha un altro sapore". E per questo ribadisce l’intenzione di non abbandonare la carica di consigliere comunale: "Se mi dimetto io, si deve dimettere anche Naomo Lodi". Anche qui, la spiegazione del rebus è forse affidata alle centinaia e centinaia di chat che la Arquà dice di avere archiviate sul telefonino. Le dimissioni che ha firmato e che ora ricusa, così come quelle rassegnate dalla Lega, sono state dunque sollecitate? "Sì", dice la Arquà. E Anselmo ne interpreta il sospiro: "In que momento, disorientata, avrebbe firmato qualunque cosa".