Satellite ‘spia’ sul Po. "Così salviamo il Grande Fiume dalla plastica"

Sono stati immessi tracker, contenitori galleggianti con un sensore. La ricerca ha messo in luce che i rifiuti si fermano nell’alveo: solo il 15% arriva fino al mare. Le mappe hanno anche individuato le zone dove i ‘barattoli’ si bloccano tra pilastri e anse

Alessandro Maccanti, paladino del Grande Fiume, ripesca con la sua barca i rifiuti di plastica che l’inquinano

Alessandro Maccanti, paladino del Grande Fiume, ripesca con la sua barca i rifiuti di plastica che l’inquinano

Ferrara, 20 aprile 2024 – Come barattoli galleggianti che hanno navigato per chilometri, sotto gli occhi di un satellite, un satellite ’spia’ che li seguiti passo passo, tra secche e piloni, tra golene e canneti. E’ il viaggio lungo il Grande Fiume dei tracker, piccoli contenitori galleggianti che con il loro andamento lento hanno riprodotto il comportamento dei rifiuti di plastica che purtroppo vengono dispersi nei fiumi. Nei barattoli erano posizionati dei localizzatori capaci di determinarne la posizione Gps. Ne sono stati ’liberati’ in acqua 95 tra il 2021 e il 2023, in differenti condizioni di portata del Po, nelle tre stazioni lungo l’asta del fiume Po: Chivasso (Torino), Isola Serafini (Piacenza) e Pontelagoscuro. Ed è emerso, studiando il loro cammino, che meno del 15% dei tracker sono riusciti ad arrivare fino al mare Adriatico. Gli altri contenitori hanno compiuto spostamenti da poche centinaia di metri a centinaia di chilometri.

Dal progetto sperimentale, un monitoraggio applicato alle plastiche nel Grande Fiume tramite i rilevatori rilasciati due anni fa a Torino, viene alla luce lo stallo prolungato nell’alveo del plastic litter (rifiuti plastici di medie e grandi dimensioni). I risultati sono stati presentati da Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po e Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile insieme a Ispra, Cnr, Università di Cadice a Palazzo Naselli-Crispi alla presentazione di Mapp (monitoraggio applicato alle plastiche del Po). "Questi dati hanno permesso all’Autorità di bacino di ottenere un primo quadro conoscitivo utile per azioni concrete di prevenzione e gestione dell’inquinamento da river litter – sottolinea Alessandro Bratti, segretario generale dell’Autorità di Bacino Distrettuale del fiume Po –. Gli esiti del progetto Mapp hanno costituito le basi per la progettazione del programma sperimentale triennale 2024-2026 per il recupero delle plastiche nel Po, che sarà realizzato grazie ai finanziamenti del ministero dell’Ambiente attraverso la Legge SalvaMare, i cui obiettivi sono di incentivare la raccolta dei rifiuti plastici nei fiumi, del loro riciclo e di sensibilizzare la collettività per la diffusione di comportamentali virtuosi". È stato un viaggio nella corrente piuttosto accidentato. Numerosi barattoli sono rimasti infatti incagliati nella vegetazione delle sponde, ai piloni dei ponti e negli ormeggi per la navigazione fluviale. Alla fine un ostacolo alla discesa verso valle. La ricerca ha così consentito di identificare le zone di accumulo, zone nelle quali internenire.

La presentazione a Palazzo Naselli-Crispi dei risultati di Mapp (Monitoraggio Applicato alle Plastiche del Po)
La presentazione a Palazzo Naselli-Crispi dei risultati di Mapp (Monitoraggio Applicato alle Plastiche del Po)

La tecnologia satellitare. L’attività di monitoraggio delle macroplastiche galleggianti attraverso le immagini satellitari, con la collaborazione del Dipartimento di Geoscienze dell’Università di Padova, ha consentito di valutare – per la prima volta in un fiume – la possibilità di rilevare i rifiuti plastici mediante i dati del satellite Sentinel 2 dell’Agenzia Spaziale Europea. La prima fase dell’attività, nella Cava Ronchetto di Motta Baluffi (Cremona). Sono state eseguite simulazioni grazie all’installazione di due zattere, una composta da soli rifiuti di plastica e l’altra da plastica e vegetazione, per verificare se il satellite riuscisse ad identificarle. L’esito è stato positivo. L’occhio del satellite è in grado di riconoscere i depositi di legname e plastica nel fiume, di dimensione di alcune decine di metri quadrati aprendo così la strada a sperimentazioni che consentano, in futuro, di poter determinare, grazie a questa tecnologia, anche le quantità esatte di depositi di plastica accumulata sulle sponde del Po. Dallo studio è emersa la predominanza di rifiuti plastici delle dimensioni inferiori ai 10 centimetri e l’identificazione delle potenziali zone d’accumulo. Un quadro che resta sotto osservazione, quello del fiume Po. "Dai dati raccolti col censimento visivo sembra che la quantità totale di plastic litter trasportata dal Po sia sensibilmente inferiore rispetto a quella attribuita in passato da stime modellistiche – sottolinea Giuseppe Dodaro, responsabile area capitale naturale e agroecologia di fondazione per lo sviluppo sostenibile –. I rifiuti subiscono intensi processi di frammentazione prima di arrivare al mare. E questo è dovuto ai lunghi tempi di permanenza nel fiume, come testimoniato dall’analisi degli spostamenti effettuata coi tracciatori. Il contrasto all’inquinamento da plastica è necessario per la tutela degli ecosistemi ma soprattutto della salute umana". All’evento, moderato dal giornalista Andrea Gavazzoli, Giulia Cesarini, Irsa-Cnr; Roberto Crosti, Ispra; Daniel Gonzáles-Fernández, ricercatore dell’università di Cadice; e Marco Casini, Segretario Generale dell’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Centrale.