REDAZIONE FERRARA

"Siamo ormai in pochi. Ma il taxi non manca"

Campotto, sono rimasti aperti un bar, il ristorante e le poste il lunedì. Chi deve andare ad Argenta paga la corsa, si parte dalla piazza

di Mario Bovenzi

Fino a più di qualche anno fa arrivavano da Bologna e dai paesi vicini attratti dal profumo delle tagliatelle condite con una spruzzata di nostalgia. Che sfornava, tra le battute in dialetto, la cucina della ’Giannina’, vecchia trattoria che racchiudeva tra le sue porte una storia. Di quei sapori e volti è rimasto ben poco, lungo una strada assolata dove si affacciano ormai solo un bar, un altro ristorante e le poste. Ma solo il lunedi. Gli altri giorni si va ad Argenta, magari in taxi. Perché la necessità aguzza l’ingegno e nella piazza sostano a certi orari le auto, una corsa a pagamento per andare dal medico e in città. Le cause che hanno trasformato Campotto, frazione di Argenta, in un paese dove sopravvive ben poco del passato sono da ricercarsi in più fattori. Il calo della nascite – fenomeno che ha svuotato le culle d’Italia da Nord a Sud –, la fuga dei giovani verso il lavoro e magari le città, la crisi che si è fatta più pesante di anno in anno e smussa la voglia di ripartire, magari comprando quelle attività chiude ormai da tempo.

Via Cardinala, strada che attraversa Campotto. Il bar, gestito da una famiglia arrivata dalla Cina alcuni anni fa, si chiama ’Due ponti’ omaggio ad un territorio solcato da fiumi e canali. Poco oltre il celebre ristorante Patuelli, che come recita l’insegna è lì dal 1971. Sempre ad una manciata di metri, appena oltre la fermata dell’autobus ci sono le poste che aprono il lunedì. Per gli altri giorni bisogna andare ad Argenta. Come fa Giovanni Paonessa, 68 anni, che per una vita ha lavorato a Bologna. Adesso è in pensione ed è lui con la sua bicicletta ad andare a comprare il Carlino. "Siamo rimasti in pochi, a momenti non riusciamo nemmeno a trovare il quarto per fare una partita a carte", dice con una battuta. Alla fermata c’è anche Gaetano Romagnoli, 82 anni, che lì è nato e vissuto e che ha visto cambiate il volto del sua paese anno dopo anno, stagione dopo stagione. "Qui una volta – ricorda – c’era tutto, negozi, servizi. Adesso siamo rimasti in pochi, tanti miei amici sono al cimitero. Quello ancora c’è". E comincia ad elencare. "Il minimarket è chiuso da tempo – conta sulla punta delle dita –, non c’è nemmeno un forno. Abbiamo il bar e il ristorante, quelli sì. Ha chiuso i battenti anche la Giannina". Un nome che era una calamita per le famiglie che da Bologna seguivano la scia di ragù e bollito. Sono rimasti in pochi, ma si sono in qualche modo ingegnati. Passa il pulmino che porta i bimbi a scuola; il medico viene nell’ambulatorio tre giorni alla settimana. Anche il prete arriva la domenica per dire messa. Per le raccomandate bisogna aspettare lunedì. E chi non ha l’auto, chi magari è rimasto solo e non guida può prendere pure il taxi. L’auto si ferma in piazza alle 8,30 e verso le 11. Chi ha bisogno d’andare ad Argenta o magari anche più lontano, sale a bordo. Davanti al bar con la sua birretta c’è Paolo Costa, 57 anni, ai piedi il suo cane lo guarda. "Siamo rimasti io e lui – dice amaro –, quando ero bambino qui c’era di tutto, in dieci anni il tracollo". Come in tanti paesi di pianura.