MARIO BOVENZI
Cronaca

"Sulle tracce del passato. Tra alberi da frutto e rose"

Garden designer svela come sono rinati i giardini di Palazzo Schifanoia "L’unico riferimento per il progetto era la pianta di Ferrara dell’anno 1597" .

"Sulle tracce del passato. Tra alberi da frutto e rose"

"Sulle tracce del passato. Tra alberi da frutto e rose"

Del giardino antico si sono perse linee e dimensioni originarie. Dovevano essere sei volte maggiori. Ma Manfredi Patitucci, designer di giardini – garden designer qualcuno direbbe – e di paesaggi non si è perso d’animo. "Manca una testimonianza delle forme quattrocentesche del giardino, ma abbiamo un suggerimento che ci porta alla fine del XVI secolo", sottolinea un po’ nei panni di investigatore della storia al termine della visita guidata tra rose e alberi da frutto, panchine e giovani in pausa nei giardini di Palazzo Schifanoia.

Attorno una trentina di persone, qualche turista, la maggior parte ferraresi. Mentre parla lo interrompono, fanno domande, tanta la curiosità in quel lembo verde circondato da muri, il chiosco con tavoli e sedie, qualche studentessa che fa un po’ colazione sull’erba di Manet, rigorosamente in jeans, appena un po’ scoperta oltre la linea dell’ombelico. Il riferimento, la traccia per capire com’era, è nella pianta di Ferrara nell’anno 1597 di Filippo Borgatti, del 1895. "Nella composizione quadripartita – spiega Patitucci – ciascuna delle quattro parti aveva al centro una superficie di forma circolare o quadrata disegnata a creare una pausa al passeggiare. L’antico giardino di Palazzo Schifanoia si inseriva nella tradizione del fare i giardini che si affermò nelle corti italiane del Rinascimento, una superficie erbosa percorsa da sentieri che dividevano l’area in quattro parti uguali". Così proprio dal confronto tra il disegno del Borgatti e lo stato attuale del luogo si sono potuti rintracciare alcuni segni di cui il progetto ha fatto tesoro. Le persone che hanno curato la nascita del giardino, hanno un nome e un cognome, ruoli, passione e la capacità di tradurre la storia, di farla rivivere in quell’oasi verde. La squadra è formata dall’architetto Rossella Bizzi, del Comune, responsabile del progetto architettonico e della direzione dei lavori, e dall’ingegnere Paolo Rebecchi, sempre del Comune, responsabile del procedimento. Poi c’è lui, Patitucci, responsabile della consulenza paesaggistica e della direzione artistica. Che spiega ancora quali dettami ha seguito, cosa ha voluto raccontare usando come tratto fronde e innesti, alberi e fili d’erba. "Il nuovo disegno del giardino – entra nei dettagli – si propone di comporre un margine lungo il lato Nord, dove è più evidente l’interruzione dell’assetto originario". C’è una sorta di muraglia sbrecciata, i turisti volgono il capo, la guardano, qualcuno scuote la testa. "Sono stati introdotti – precisa –, elementi compositivi che si rivolgono a specie vegetali e pratiche di coltivazione proprie della cultura del giardino rinascimentale". Ecco allora, una pergola, siepi e alberi di frutti antichi allevati a spalliera insieme ad alberi in filari come siepi. Con un tocco di fantasia. "La pergola è un elemento d’invenzione che si dispone ricalcando la misura del sentiero centrale del giardino al 1597. E’ questa struttura metallica, insieme ad un filare di alberi, il nuovo asse del giardino".

Sulla pergola le rose si arrampicano. Le due ali sono simmetriche rispetto all’entrata d’onore. Il braccio a destra introduce allo spazio raccolto di una passeggiata, cadenzata da alberi. Il braccio a sinistra va verso l’edificio della ristorazione con un passaggio lungo il quale alberi da frutto sono allevati a spalliera ad una struttura metallica. Una coppia passeggia sotto l’arco di rose rampicanti della pergola. Occhiali, tennis, tuta della Nike, il pensiero al Rinascimento.