Supermarket? È mancato il confronto

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Arianna

Forlani *

Il progetto Feris rappresenta l’evidenza di un’operazione che si è retta sulla mancanza di trasparenza delle informazioni, di coinvolgimento e di partecipazione della comunità, di confronti pubblici e dibattiti in Consiglio comunale e nelle piazze. Solo dalla stampa locale si sono diffuse le prime informazioni sul progetto a cui è seguito un tardivo post del primo cittadino. Nonostante l’abbondante offerta di complessi sottoutilizzati, la crisi del settore e l’espansione dell’e-commerce, le richieste di edificazioni di nuovi grandi insediamenti commerciali non conoscono sosta. Non si crea ricchezza dal nulla: in una situazione di margini sempre più risicati, un nuovo centro commerciale può sopravvivere solo a danno del fatturato e dei posti di lavoro di quelli preesistenti. I costi del traffico, della congestione e del consumo di territorio appaiono largamente sottovalutati. Visto che la crisi ha liberato enormi aree industriali, come mai non vengono utilizzate quelle per i nuovi insediamenti? Forse conviene investire su terreni vergini rispetto ad aree industriali dismesse? Un terreno vergine non ha i costi di bonifica rispetto un terreno industriale dismesso. Costi non certi: nessuno, quando affronta la bonifica di un area dismessa, sa davvero cosa troverà: se ci sono rifiuti pericolosi, i costi di bonifica salgono alle stelle e possono saltare anche gli investimenti meglio pianificati. Una sentenza del Consiglio di Stato ha confermato “i poteri dei Comuni” di limitare la diffusione delle vendite di medie e grandi dimensioni. La sentenza smonta il presupposto che non si debbano imporre limiti agli esercizi commerciali, riaffermando che le Amministrazioni hanno la possibilità d’intervenire, evitando il consumo del suolo. Chiediamo all’amministrazione di dotarsi, con urgenza, di un Regolamento che disciplini le modalità per l’apertura di nuovi supermercati.

* presidente Legambiente