"‘Una goccia’ di genio. Ecco il nostro Buzzati"

Comunale, il direttore artistico Corvino presenta la stagione di opera e balletto: "Ci sarà anche il Russian Classical Ballet, l’arte è arte"

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di Francesco Franchella

"Per noi è una stagione di grande impegno, ottenuta con uno sforzo produttivo e organizzativo enorme". Così il direttore artistico del teatro Comunale Marcello Corvino, presentando la stagione di opera e balletto 2022-23 ormai alle porte. "Complessivamente – spiega – sono quindici titoli: cinque per il balletto; dieci per l’opera, di cui cinque prodotti dal teatro Comunale. Sulla qualità, poi, deciderà il pubblico". L’opera inizia venerdì 18 novembre, con ‘Una goccia’ di Dino Buzzati. Per il balletto, invece, bisognerà aspettare il 9 dicembre, con una serata che vedrà protagonista David Parsons e la sua ‘Parsons Dance’.

Corvino, si parte il prossimo venerdì, con ‘Una goccia’ di Dino Buzzati, coproduzione del teatro Comunale e dell’Ensemble Istantanea.

"È uno spettacolo al passo con la contemporaneità. È sinestetico, coinvolge più linguaggi: musica, letteratura, animazioni, live painting… ma soprattutto, c’è il grandissimo Dino Buzzati, che amo. Il suo Deserto dei Tartari è una delle espressioni più alte della letteratura ed è importante celebrare il cinquantesimo dalla scomparsa di questo autore".

Parlando di Balletto, tra le compagnie, c’è il Russian Classical Ballet, con Il lago dei cigni. Una compagnia che, visto il momento storico, non può non saltare all’occhio. È una scelta solo artistica o è anche un messaggio culturale?

"Loro sono già stati ospiti con Lo schiaccianoci, ottenendo un grandissimo successo. Non è una compagnia governativa, ma privata. Noi li invitiamo perché il nostro compito come istituzione culturale è quello di costruire ponti tra le culture e tra le genti. Se i politici decidono di far la guerra, noi continuiamo a sostenere che è una follia. Ci sarà uno spettacolo anche dell’ArrondiArt Ukrainian Classical Ballet, compagnia che avevamo già ospitato. È una scelta voluta: vogliamo una compagnia russa, vogliamo una compagnia ucraina. Gli artisti sono artisti e devono continuare a parlarsi tra di loro".

Perché è importante che un teatro porti avanti delle proprie produzioni?

"Un mese fa siamo stati in Corea, col Don Giovanni: così facendo, portiamo il nome del teatro Abbado e il nome di Ferrara, al di fuori delle mura della nostra città. Presto annunceremo altre coproduzioni internazionali. In secondo luogo, noi abbiamo a teatro dei professionisti di altissimo livello, che ci consentono di produrre e realizzare scene, di fare impianto scenico, l’insieme di costumi, luci, regia… abbiamo del personale capace di costruire un’opera. L’abbiamo dimostrato con la Maria de Buenos Aires, che ha girato tanti teatri importanti, col Farnace di Vivaldi, che è stato ripreso dalla stampa internazionale, come il Washington Post. Per la prima volta, inoltre, siamo stati in Asia, con il nostro Don Giovanni. Il terzo motivo è che, così facendo, offriamo ai cittadini ferraresi dei prodotti originali che nascono da Ferrara e che attirano pubblico, anche da fuori".

Quale opera della prossima stagione si presterà maggiormente a questi scopi?

"Noi puntiamo molto sul Catone in Utica di Vivaldi. Mi hanno telefonato dal Festival di Bayreuth, perché si sono interessati a quest’opera rarissima. La prossima settimana andrò al meeting di Opera Europa, ad Amsterdam, per presentare il Catone, diretto da Sardelli, con protagonista l’Orchestra dello Spirito Santo, e Le nozze di Figaro, l’altra nostra grande produzione, che continua sulla scia del Don Giovanni, con la regia di Adrian Schvarzstein e la direzione musicale di Leone Magiera".