West Nile Ferrara, l’emergenza continua. In 7 lottano contro il virus

Stanno ancora lottando contro il killer invisibile. Sono i pazienti ricoverati al Sant’Anna con complicazioni legate a un’infezione da Febbre del Nilo

ZANZARE NEL MIRINO Operatori al lavoro per un  intervento di disinfestazione in un’area verde (foto di repertorio)

ZANZARE NEL MIRINO Operatori al lavoro per un intervento di disinfestazione in un’area verde (foto di repertorio)

Ferrara, 2 settembre 2018 - Sette persone stanno ancora lottando contro il killer invisibile. Sono i pazienti ricoverati al Sant’Anna con complicazioni legate a un’infezione da West Nile. Il virus trasmesso dalle punture delle zanzare, nonostante la stagione calda sia ormai agli sgoccioli, continua a fare paura. E a uccidere. Sono cinque finora le vittime registrate sul nostro territorio. Cinque vite spezzate dalla febbre del Nilo, ormai una piaga conclamata per le zone a cavallo del Po. L’ultima vittima risale a giovedì sera. Si tratta di una donna di 81 anni, già affetta da altre patologie. Nella giornata di ieri, almeno per quanto riguarda Ferrara, il pallottoliere del contagio è rimasto fermo. Rimangono stazionari i sette pazienti ricoverati e sempre sotto la stretta osservazione del personale del reparto di Malattie Infettive dell’ospedale di Cona. In tutto, dall’inizio dell’anno, i ricoveri per West Nile sono stati 14. Molti meno rispetto alla confinante provincia di Rovigo, dove i casi sono una quarantina, due dei quali fatali. Finora soltanto due dei pazienti ferraresi sono stati dimessi. Gli altri continuano la loro battaglia.

Cos'è
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Una guerra che, inutile nasconderlo, potrebbe ‘arruolare’ anche altri combattenti. Così come piangere nuove vittime. Il livello di allarme, infatti, è ancora alto. E così rimarrà fino a quando la stagione sarà favorevole alla riproduzione delle zanzare, principale vettore del virus. Proprio per questa ragione, il Comune ha disposto un potenziamento delle procedure di disinfestazione. I trattamenti verranno effettuati con cadenza bisettimanale fino alla fine del mese. Questa è l’unica arma a disposizione per proteggersi. A oggi, infatti, non esiste un vaccino per l’uomo. Dunque non si può fare altro che ridurre le possibilità di contagio. Evitando cioè di essere punti.

Gli esperti ricordano come nell’80% dei casi, l’infezione decorra in maniera asintomatica. Dopo un primo contagio, l’organismo rimane completamente immunizzato e non si corre il rischio di ammalarsi nuovamente. In un 19% dei casi il virus può dare origine a sintomi simili a quelli di una normale influenza, quindi febbre, dolori e stanchezza. In una minima parte dei pazienti (soprattutto quelli molto anziani o con l’organismo già debilitato da altre patologie) possono insorgere complicazioni di natura neurologica che, in certi casi, possono risultare fatali.