Willy Branchi, il messaggio della Curia: "Rimorso pesa sui responsabili"

Il messaggio del vescovo Perego all’indomani della notizia delle nuove indagini su Bruscagin

IL PRELATO L’arcivescovo di Ferrara e Comacchio Gian Carlo Perego

IL PRELATO L’arcivescovo di Ferrara e Comacchio Gian Carlo Perego

Ferrara, 29 ottobre 2018 - I responsabili «si costituiscano». Per Willy, per i familiari del 18enne massacrato trent’anni fa a Goro e per loro stessi. È il sunto del messaggio dell’arcivescovo Gian Carlo Perego, giunto all’indomani della nuova svolta sull’inchiesta per la morte di Vilfrido Branchi, detto Willy. Per la seconda volta in quattro anni, l’ex parroco di Goro, don Tiziano Bruscagin, è finito nel registro degli indagati.

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E sempre per la stessa ragione: l’accusa è false informazioni al pm. In sostanza, secondo gli inquirenti, il religioso non avrebbe detto tutto quello che sa. Da qui l’appello partito sabato mattina dal fratello di Willy, Luca, affiancato in questa battaglia di giustizia dall’avvocato Simone Bianchi. Branchi ha chiesto l’intervento di papa Francesco e sollecitato la diocesi di Padova (sotto la cui giurisdizione oggi opera don Tiziano). La chiamata in causa della Chiesa ha spinto l’arcivescovo di Ferrara a spendere qualche parola per una famiglia provata ma non piegata da decenni di battaglie.

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Dal palazzo arcivescovile sono arrivate poche parole ma bilanciate e precise. «Prego il Signore perché chi è colpevole si costituisca così da iniziare un percorso di pena e di perdono – ha dichiarato Perego –. Anche se sono passati trent’anni credo che il rimorso di un omicidio di uno o più persone pesi sulla loro coscienza». La dichiarazione del prelato non tocca la figura di don Tiziano, ma rimane chiaro l’invito a dire la verità rivolto ai responsabili dell’efferato delitto. Le parole pronunciate ieri da Perego rappresentano uno dei pochi interventi della Chiesa estense su una vicenda tanto delicata quanto dolorosa. A esprimersi con parole dure era stato Luigi Negri, oggi vescovo emerito ma allora guida della diocesi. «Mi chiedo dov’era allora la Chiesa a Goro – tuonò nel luglio del 2015 proprio dal paese sulla Sacca –? Dov’era la mia chiesa in quegli anni?». Una domanda che, a distanza di tempo e visti gli ultimi sviluppi, riecheggia con sempre maggiore forza nelle menti e nei cuori dei familiari di Willy.