Willy Branchi, il mistero della lettera. La grafologa che l’analizzò: “L’autore sapeva scrivere bene. E voleva liberarsi di un peso”

La consulente venne incaricata nel 2020 per cercare chi inviò la missiva al fratello di Vilfrido. "Abbiamo analizzato 16 profili, alcuni potevano essere compatibili. Ma non c’era certezza".

La fiaccolata per Willi Branchi (nel tondo)

La fiaccolata per Willi Branchi (nel tondo)

Ferrara, 10 novembre 2023 – Quella lettera anonima, rimasta nel dimenticatoio delle carte dei fascicoli per troppi anni, ora per il pm Andrea Maggioni e gli uomini dell’Arma rappresenterebbe la chiave di volta per arrivare alla verità sull’omicidio di Willy Branchi, 18 anni assassinato la notte tra il 29 e 30 settembre 1988 a Goro da mani ancora ignote. Un foglio A4 – 74 righe scritte in stampatello spalmate in due facciate piegate e messe in una busta affrancata e recapitata il 28 ottobre 2015 nella buchetta di casa di Luca, fratello di Willy, a Goro – con dettagli ritenuti oggi da chi indaga "fondamentali" e che si focalizza attorno alla figura di un sessantenne attualmente disoccupato, con una sfilza di precedenti a carico e che, a detta dello scrivente, all’epoca dormiva su una barca. Quel documento è stato analizzato a lungo da Ira Boato, la grafologa incaricata dalla Procura il 13 agosto 2020 per risalire alla firma.

Dottoressa Boato, la sua attività è durata fino a quando?

"Oltre un anno, – racconta la consulente, autorizzata da via Mentessi – fino a ottobre 2021 con intervalli tecnici in mezzo. Mi è stata sottoposta la lettera con la richiesta di evidenziare se esistessero caratteristiche grafologiche rilevanti per poi raffrontarle con vari campioni".

Quante persone analizzate?

"Sedici quelle sottoposte dalla polizia giudiziaria a un saggio grafico che ho elaborato personalmente".

E avete trovato qualche compatibilità con l’autore anonimo?

"Inizialmente ci siamo focalizzati su due o tre profili, poi però...".

Continui.

"Non abbiamo trovato una compatibilità certa fino in fondo".

Racconti il suo lavoro.

"Ho elaborato un modello di saggio grafico uniforme, utilizzando parole della lettera, sempre rimasta riservata, che poi facevo ripetere agli scriventi per valutare se la mano fosse la stessa dell’anonimo".

Uno abile, da quanto è emerso...

"Un soggetto abituato a scrivere, la terminologia mostra una estrazione culturale discreta. Non ho rilevato errori di sintassi o grammaticali, solo in un’occasione è presente una correzione di una lettera".

Nazionalità?

"Con ogni probabilità italiana".

Una scrittura pensata, ragionata?

"Chi ha scritto quella lettera lo ha fatto di getto, quasi come fosse una liberazione ciò che andava a riferire nelle parole rivolte al fratello del ’povero Willy’, come viene definito. Tutto in un quadro spontaneo e naturale".

La scelta dello stampatello cosa significa?

"Può essere riconducibile a una dissimulazione grafica, il non volere cioè essere riconosciuto. Il carattere in stampatello è molto spiccio, la persona era più interessata al contenuto rispetto al grafismo".

Ricapitolando: un soggetto colto, abituato a scrivere, probabilmente appartenente a un determinato e preciso ambito. Tutto corretto?

"Esattamente. La terminologia è molto precisa, ci sono alcune parole tra virgolette, abbreviazioni, qualcuna possiamo definirla di natura arcaica. Anche lo stile grafico adottato e la distribuzione spaziale della scrittura sul foglio conferma che l’anonimo non è uno sprovveduto della riproduzione grafica".