Zamagni: "E’ tempo di economia civile"

L’incontro oggi, alle 17, a Palazzo Roverella. Alla regia. De Humanitate Sanctae Annae . e il Circolo dei Negozianti

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di Francesco Franchella

‘Che cos’è l’economia civile?’, questo il titolo dell’incontro, organizzato dall’associazione De Humanitate Sanctae Annae e dal Circolo dei Negozianti, che si terrà oggi alle 17, alla Corte dei Gentili di Palazzo Roverella. Protagonista, il professore Stefano Zamagni, presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali e instancabile divulgatore dell’economia civile. Zamagni insegna all’università di Bologna ed è stato presidente dell’Agenzia per il Terzo Settore.

Zamagni può spiegare a grandi linee cosa si intende per economia civile?

"L’economia civile è un paradigma teorico che nasce in Italia, all’Università di Napoli, nel 1753, quando l’università istituì la prima cattedra al mondo di economia e la chiamò cattedra di economia civile. Mentre l’economia politica nasce dopo, in Scozia, con Adam Smith. L’economia civile viene prima ed è molto più importante dell’economia politica. Ma l’Inghilterra, alla fine del Settecento, diventa la prima potenza economica ed esercita un’egemonia culturale: anche nelle università italiane l’economia politica finisce per sostituire l’economia civile"

Ma perché ultimamente se ne parla sempre di più?

"Perché in 200 anni l’economia politica non ha dato soluzioni a tre grossi problemi: l’inquinamento atmosferico e il cambiamento climatico; l’aumento endemico e sistemico delle disuguaglianze sociali; il paradosso della felicità, ovvero che aumenta il benessere materiale, ma peggiora quello spirituale. Risultato: la gente muore per disperazione, perché la gente vuole essere felice. L’economia politica ha questo errore di fondo: confonde la felicità con l’utilità". L’economia civile si può accompagnare all’economia capitalistica o è un’alternativa?

"Ci sono tanti tipi di capitalismo. Non è vero che il sistema capitalistico è compatibile solo con la forma attuale, ovvero un capitalismo basato sulla speculazione, sul neoliberismo… Sono tutte degenerazioni, che non hanno risolto i tre problemi di cui sopra. L’economia civile è a favore dell’economia di mercato. Non un mercato disumano, ma umano: un mercato che produce benessere, ma anche equità nella distribuzione dello stesso. Il paradigma alternativo è quello marxista. Non si dimentichi, infatti, che l’economia civile nasce nel cattolicesimo". Quindi è strettamente legata al sistema cattolico?

"Non al sistema, ma alla visione, al paradigma che non separa la produzione della ricchezza dalla sua distribuzione. Quando il Papa parla di economia inclusiva, intende parlare di un’economia di mercato che includa tutti e che non generi scarti umani. I protestanti dicono il contrario: se sei poco dotato, accontentati del reddito di cittadinanza"

E il reddito di cittadinanza non si addice all’economia civile? "Quando nel 2019 venne approvato il reddito, Papa Francesco andò a Genova a parlare con gli operai. Un giornalista gli chiese cosa ne pensasse. Lui rispose: ‘preferisco il lavoro di cittadinanza’. Ecco, l’economia civile propone di dare il lavoro a tutti. Il reddito di cittadinanza è una pezza, non l’intero vestito".