Ferrara, 10 giugno 2019 – Um ribaltone epocale, nell’aria alla vigilia, ma taciuto nelle ultime settimane per scaramanzia e timore di una ‘remuntada’ targata Pd. Ferrara ha deciso dopo 74 anni di dare fiducia al centrodestra e di votare il consigliere regionale leghista Alan Fabbri. Sarà lui il primo sindaco non di sinistra nella città del Castello Estense. Un dato storico, nell’aria per molti, a cominciare dagli sconfitti, ma comunque per nulla scontato al termine di una campagna elettorale dai toni accesi e nella quale non sono mancati i colpi bassi.
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Alan Fabbri (foto), dopo aver sfiorato per pochi voti il successo al primo turno (fondamentale l’alleanza con il centrodestra di Forza Italia e Fratelli d’Italia, oltre alla lista Ferrara Civica, seconda forza della coalizione), ha piegato al ballottaggio Aldo Modonesi, assessore uscente e candidato del Pd, che nonostante l’apparentamento al secondo turno con due civiche di centrosinistra, non è riuscito a ribaltare un pronostico che lo vedeva soccombere.
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Fabbri ha vinto col 56,8% dei voti, contro il 43,2% del rivale. Un ribaltone in piena regola per la città estense, che ha retto anche al tradizionale calo di affluenza che si verifica al secondo turno. A conferma di essere un territorio virtuoso in questa speciale classifica, il 61,9% dei ferraresi (nel primo turno aveva votato il 71%) si è presentato alle urne, nonostante il caldo e la voglia di mare. Il richiamo delle urne ha vinto, per molti era la voglia di cambiamento e di appoggiare il momento storico particolare per la Lega di Matteo Salvini che in questa campagna ha puntato molto su Ferrara, presentandosi due volte in città per tirare la volata a Fabbri.
E se per la provincia di Ferrara il tabù era già caduto da diversi anni in più comuni, nel capoluogo l’opposizione in passato aveva raccolto solo due ballottaggi, peraltro sempre da sfavorita e senza reali chances di vittoria. Stavolta, non vincere sarebbe significato mancare un appuntamento storico che forse nell’immediato non si sarebbe ripresentato più. «Sono e siamo entusiasti – le prime parole del neosindaco (video) – e da domani pomeriggio saremo subito al lavoro per concretizzare il programma elettorale. Oggi siamo un’alternativa politica credibile, sarò il sindaco di tutti, lo dico anche a quelli che non mi hanno votato».
In questa campagna ha puntato molto sulla sicurezza, tema che nell’agenda dei problemi dei ferraresi ha scalato molte posizioni in questi anni, e sicuramente ha tratto giovamento da un’atmosfera generale molto vicina al centrodestra e dai problemi di un centrosinistra che proprio sui temi della sicurezza e del lavoro (gli azzerati della Cassa di Risparmio di Ferrara non hanno mai lesinato critiche al Pd in questi mesi) non è riuscito a far breccia tra i ferraresi, dando l’impressione di non riuscire a risolvere i problemi che si ponevano davanti.
«Il primo passo per mandare a casa il Pd in Emilia-Romagna»: così Lucia Borgonzoni, sottosegretario ai Beni culturali e tra i nomi papabili del Carroccio per la candidatura alla guida della Regione, legge la storica affermazione del leghista. «Un risultato importante ed inimmaginabile fino a due anni fa».