Resiste la voglia di aprire un negozio

Sono state 166 le nuove attività in tutta la provincia nei primi sei mesi del 2020. Le associazioni: "Segnale di speranza"

Migration

di Maddalena De Franchis

Dal momento in cui è esplosa l’emergenza Covid, ci siamo dovuti abituare a riprogrammare le nostre esistenze in base ai movimenti del virus: c’è chi si è laureato davanti allo schermo di un pc e chi è stato costretto a rinviare un matrimonio, chi ha accantonato un progetto e chi ha spento per sempre le luci della propria vetrina. Per questo fa ancora più notizia chi, pur in una fase di incertezza come quella in cui siamo piombati, decide di sfidare la crisi e investire risparmi ed energie in una nuova attività.

Un segnale di speranza che proviene anche dal territorio di Forlì-Cesena: sono infatti 199 – secondo i dati elaborati dalla Camera di commercio della Romagna – le nuove iscrizioni al registro provinciale delle imprese nei primi sei mesi del 2020. Di queste, 147 riguardano il commercio all’ingrosso e al dettaglio nelle varie categorie merceologiche (escluse quelle relative alla vendita e riparazione di autoveicoli, dove si registrano 19 nuovi ingressi), 24 la ristorazione e 9 l’ospitalità.

"’Eppur si muovono’", commenta Augusto Patrignani, presidente dell’Ascom-Confcommercio cesenate, parafrasando l’arcinota espressione di Galileo. "È la citazione che, meglio di ogni altra, riesce a descrivere la dinamica delle nostre imprese commerciali, turistiche e dei servizi dallo scoppio della pandemia, attraverso il lockdown, la riapertura a maggio, la ripresa durante l’estate e le inquietudini affiorate nelle ultime settimane, a seguito della seconda ondata. Malgrado il perdurare di una situazione di oggettiva difficoltà, decine di nuove imprese hanno aperto nei 30 comuni della provincia. Di positivo c’è il fatto che neppure il Coronavirus ha potuto frenare la vocazione e la propensione all’imprenditorialità. Tuttavia, chi avvia un’attività e chi è già sul mercato necessita di provvidenze straordinarie, da riconoscere a chi ha subito in questi mesi gravi danni, ma produce ugualmente benefici sulla coesione sociale: una città senza attività commerciali e pubblici esercizi cadrebbe nella desertificazione. Anche a livello comunale, ci attendiamo segnali da parte delle amministrazioni, con politiche incentivanti e riduzioni tributarie non solo per chi inaugura un’attività, ma anche per chi già l’ha aperta da anni".

"L’emergenza sanitaria ha fiaccato, ma non ha del tutto azzerato la progettualità e la voglia di mettersi in gioco che caratterizzano da sempre la Romagna e la sua gente", gli fa eco Fabio Lucchi, funzionario di Confesercenti Forlì e referente del servizio consulenza d’impresa. "In questi mesi, la nostra attività di tutoraggio non si è mai fermata: ci hanno contattato tanti giovani – in buona parte donne – intenzionati ad avviare startup e progetti ad alto tasso di innovazione. Un indubbio segnale di fiducia, che ci fa ben sperare per il futuro".