
Il professore di lingua romagnola, Fabrizio Bernabè, 36 anni
FORLìUn corso di dialetto romagnolo in enoteca, all’orario dell’aperitivo oppure dopo cena. L’idea di Fabrizio Bernabè, docente di 36 anni, è stata quella di coinvolgere i giovani nell’apprendimento della lingua dei loro nonni. Soprannominato "Caveja" (proprio l’oggetto simbolo della Romagna), spinto dalla passione per il vernacolo, ha tenuto lezioni per principianti da ‘Ciacarò’ (nome che significa "chiacchierone", appunto in dialetto), un locale in pieno centro a Forlì. Alla presentazione, Bernabè aveva illustrato il programma delle lezioni, un’ora e mezza l’una a cadenza settimanale, iniziate nel mese di ottobre e che termineranno fra pochi giorni.
Non un corso di folklore e vecchie tradizioni, ma un appuntamento di lingua ("straniera" precisa) per principianti: il romagnolo. E in effetti, per un numero sempre maggiore di persone, si tratta di un lessico semi-sconosciuto: qualcuno forse conosce meglio l’inglese. Oltre ai rudimenti elementari della lingua (grammatica, pronuncia, fonetica), spesso molto diversa dall’italiano, ci sono stati tanti approfondimenti e contenuti extra che hanno visto coinvolte oltre 60 persone. Una platea divisa in tre classi, giovani e meno giovani, uomini e donne di età compresa tra i 20 e gli 80 anni, ma con una passione comune e alcuni obiettivi ben precisi: imparare il dialetto, non perdere la lingua dei nonni e cimentarsi anche nell’impresa di scrivere.
Scultê (listening), scòrar (speaking), lèzar (reading), scrìvar (writing) e capì (comprehension): attraverso le metodologie con cui a scuola si impara l’inglese, si è compiuto un viaggio dentro il romagnolo e le sue particolarità. Gli studenti hanno avuto anche una dispensa con le schede delle lezioni e una serie di contenuti audio (letture, canzoni, traduzioni) mirati all’apprendimento. Tutti chini sui tavoli a prendere appunti, tra una battuta in dialetto e una domanda al docente, alla ricerca di un’atmosfera familiare, ricordando gli episodi in cui i protagonisti erano gli anziani di casa, detentori del "verbo" e custodi di una tradizione secolare.
Il romagnolo è una lingua romanza che deriva dal latino e ha vari dialetti interni. Si possono infatti identificare tre macro-aree abbastanza uniformi: la Romagna nord-occidentale (ravennate-imolese-forlivese), quella sud-orientale (riminese) e quella appenninica. Il fiume Savio, che attraversa Cesena, segna comunque il confine tra due "parlate" che hanno alcune differenze, con diverse vocali che possono essere apertissime, aperte, intermedie, chiuse e chiusissime.
"Ci siamo concentrati su alcuni termini - spiega Bernabè - legati alla cucina, ai colori e ai numeri, ma soprattutto abbiamo vissuto insieme momenti divertenti, approfondendo una lingua piena di dignità, poetica e sanguigna come i nostri avi. Una lingua che descrive un territorio, approfondisce le emozioni e ci rende unici e consapevoli di quelli che siamo: un ritorno alle nostre radici". Il corso è stato pensato per dare una infarinatura sui rudimenti della linguistica romagnola, prestando attenzione anche alle specificità dell’area forlivese. "Il romagnolo rischia di morire - dichiara Bernabè - e sentivo la necessità di insegnare i primi passi, con la giusta leggerezza e la necessaria serietà".