OSCAR BANDINI
Cronaca

Il piano post alluvione sott’esame: "Attenti a non spopolare i territori"

Claudio Milandri, sindaco di Civitella, replica alle norme annunciate dalla Regione per la futura sicurezza

Il piano post alluvione sott’esame: "Attenti a non spopolare i territori"

Il piano post alluvione sott’esame: "Attenti a non spopolare i territori"

L’alluvione di ormai un anno fa ha colpito duramente, nella Valle del Bidente, soprattutto l’area di Civitella e non a caso la struttura commissariale ha riconosciuto alla locale amministrazione comunale 29 milioni di euro, per effettuare 34 interventi di ricostruzione post alluvione; il tutto con la messa in sicurezza del territorio martoriato dalle frane che ha sconvolto ambienti, aziende e quasi tutta la rete comunale, provinciale e consorziale del vasto comprensorio agricolo.

La Regione nel frattempo ha espresso, per voce dalla vice presidente Irene Priolo, la propria posizione a proposito delle abitazioni e delle aziende collocate nelle aree franose. Ci saranno solo due opzioni: ricevere l’indennizzo per ristrutturare e rimanere oppure delocalizzare l’abitazione o l’azienda in altre aree, con incentivi. Chi decide di rimanere però, a seguito di nuovi eventi alluvionali, non riceverà più nessun indennizzo.

Cosa ne pensa, sindaco Claudio Milandri, di questo piano post alluvione appena annunciato dalla Regione?

"Ho letto al momento solo articoli di stampa e aspetto quindi il Piano speciale preliminare che uscirà il 30 giugno".

Che impressione a caldo ha su questa posizione?

"Partiamo dalla radiografia del post alluvione. Il mio territorio comunale è molto vasto, circa 133 chilometri; possiede 87 km di strade comunali in gran parte su terreni argillosi e quindi soggetti a frane; ha 11 frazioni sparse e numerosi poderi di alta collina. Le aree più martoriate sono state Seggio-Montevecchio, Seguno, Civorio, Castagnolo, Cigno e San Giovanni in Squarzarolo".

Fatto tale quadro, come commenta le parole della Priolo?

"Questo aut aut letto così non mi convince, sembra quasi un incentivo ad abbandonare i poderi di montagna. Non ho avuto situazioni catastrofiche per fortuna, ma se vogliamo evitare un nuovo spopolamento servono rapide riaperture delle strade e la loro sistemazione, che abbiamo già affidato come Comune a diverse ditte, mentre alla struttura commissariale spetteranno gli interventi più corposi".

L’esperienza dell’alluvione del maggio 2023 cosa le ha insegnato?

"Intanto il valore della collaborazione tra le istituzioni, la solidarietà di associazioni, volontari e strutture dello Stato e della Regione, che non si sono risparmiati nella fase dell’urgenza, ma in prospettiva futura ritengo che si potrebbe ridurre il danno mediante il recupero e l’aggiornamento delle prassi di manutenzione ordinaria del territorio, con particolare riguardo al governo delle acque, alla rete scolante e al reticolo idrografico di collina e montagna. Tale aggiornamento, necessariamente, dovrà tenere conto degli effetti dei mutamenti climatici in atto. Però servono risorse cospicue. Altre soluzioni non esistono e incentivare la delocalizzazione, che si può ottenere solo nei casi di comprovata gravità, non è la soluzione giusta".