Forlì, 13 settembre 2024 – La cooperativa agroalimentare romagnola ‘Terremerse’ ha avviato con l’azienda Ferrero – produttore di un marchio mitico come la Nutella – un importante progetto per creare la prima filiera di qualità, tracciabile e 100% italiana di nocciòlo, non solo in Emilia-Romagna, ma anche Lazio, Lombardia, Marche, Toscana, Umbria e Veneto. L’industria dolciaria italiana è sempre più alla ricerca di un prodotto nostrano e l’italianità della nocciola è quindi un plus riconosciuto e di valore.
Mercoledì presso l’azienda agricola ‘Sirri’ di Pievequinta è stata effettuata la prima raccolta delle nocciole, con le piante messe a dimora nel dicembre 2020. "Nel complesso abbiamo 7 ettari dedicati a questa coltivazione – spiega Franco Garavini che insieme a Enrico Sirri gestisce il terreno – e dopo quattro anni siamo soddisfatti del risultato ottenuto". Si tratta di 600 piante per ettaro per una produzione di 25/30 quintali di nocciole all’anno, con due raccolte programmate a 15 giorni di distanza l’una dall’altra. L’Italia è il secondo produttore mondiale (dopo la Turchia) e il primo consumatore: negli ultimi anni la domanda del mercato è cresciuta del 30%.
Il nocciòlo necessita di un ridotto utilizzo di agrofarmaci e nutrizionali e richiede un fabbisogno idrico limitato, adatto dunque a estati sempre più secche. Preferisce le zone di pieno sole o parzialmente ombreggiate e ha superato brillantemente l’alluvione che ha colpito la Romagna nel 2023 e i periodi di caldo intenso e siccità: nella terra di pesche e albicocche potrebbe essere una svolta. Inoltre, dicono, il nocciolo fa bene all’ambiente perché trattiene l’anidride carbonica in eccesso prodotta dalle attività dell’uomo.
Da un punto di vista economico, le spese maggiori nella realizzazione di un corileto – ovvero una piantagione di nocciòli – sono dovute all’acquisto delle piante certificate e all’eventuale impianto di irrigazione, con un’alta redditività nel medio e lungo periodo e una durata media di 30 anni. "Il nocciòlo – afferma Ilenio Bastoni, direttore sezione ortofrutta di Terremerse – richiede una bassa manodopera e costi di gestione inferiori rispetto ad altri prodotti". "L’importante accordo sottoscritto con la Ferrero – precisa Marco Babini, agronomo di Terremerse – prevede per gli imprenditori agricoli un contratto di filiera pluriennale con garanzia del ritiro totale del prodotto e risultati di rendimento dell’investimento superiori, per esempio, a pesche, mele e pere. È una bella opportunità per gli agricoltori, con forte domanda e prospettive di crescita".