Non assunta perché no vax. "Senza regole chiare sarà il far west"

Un imprenditore ha raccontato al Carlino la sua decisione. Enrico Imolesi, segretario Uil Forlì: "Siamo dalla parte dei lavoratori. Ma anche a favore della campagna per la profilassi anti-virus"

Nella foto, un colloquio di lavoro in epoca Covid (foto di repertorio)

Nella foto, un colloquio di lavoro in epoca Covid (foto di repertorio)

Forlì, 1 settembre 2021 - Un imprenditore che decide di non assumere una donna, pur avendone la necessità, perché quest’ultima è convintamente no vax. È la storia raccontata ieri sul Carlino, dallo stesso datore di lavoro (in forma anonima per evitare ritorsioni). "Ho preso una decisione dolorosa: ho assoluta necessità di assunzioni per rafforzare un punto vendita della provincia e, pur avendo individuato una candidata eccellente e perfettamente rispondente alle nostre necessità, ho deciso di rifiutarne l’assunzione", ci ha scritto l’imprenditore.

"Perché? Perché la candidata si è sostanzialmente dichiarata no vax. Ho fatto una discriminazione? A mio parere no. Ho solo preso una decisione in linea con i valori della nostra piccola azienda, dove non esiste la parola ’nero’, dove i dipendenti ricevono premi legati ai risultati dell’azienda, dove il gioco di squadra è tutto, dove ognuno di noi è attento non solo al cliente ma anche alle esigenze dell’altro, sia esso collega, proprietario o collaboratore".

Entrando ancora di più nel merito, prosegue, "ho solo cercato di proteggere gli altri dipendenti dal rischio di lavorare con una persona che non si è vaccinata e mai si vaccinerà". Un episodio che può fare discutere: ne parliamo oggi con un importante esponente locale del sindacato.

 

Enrico Imolesi, segretario generale Uil Forlì, cosa pensa della vicenda dell’imprenditore che ha rifiutato di assumere una donna non vaccinata? "Siamo arrivati a questo, al Far West, vista l’assenza di regole. La responsabilità è del governo, che di fatto ha messo regole unicamente per i dipendenti del mondo della sanità, senza però introdurre una normativa valida per tutti. Detto questo, la Uil è favore della campagna vaccinale". Non assumere una persona che consapevolmente ha scelto di non vaccinarsi è discriminatorio? "Non conosco in maniera approfondita la normativa, e tra l’altro parliamo di una nuova casistica. Di certo è che ci muoviamo sul crinale. Lo stesso imprenditore, sul Carlino , si chiede se ha fatto una discriminazione non assumendo. Come sindacato nel 2020, in piena emergenza e quando ancora in tanti brancolavano nel buio, abbiamo stretto accordi con le aziende per introdurre dei protocolli sulla sicurezza, mettendo almeno un punto fermo". In sintesi, quale è il contenuto degli accordi? "Sul luogo di lavoro vanno rispettate determinate regole: indossare le mascherine, igienizzarsi le mani, misurazione della temperatura e via dicendo. Questo per dire che ci sono protocolli sulla sicurezza in azienda, ma se andiamo avanti così, senza regole, sarà sempre peggio. Ribadisco: serve chiarezza e a dettarla deve essere il governo". Lei come segretario Uil ha avuto notizie di altri casi simili a quello del quale ci siamo occupati? "No, è la prima volta che sento una cosa del genere". Negli Stati Uniti, parliamo del settore del trasporto aereo, c’è chi toglie soldi in busta paga o licenzia chi non si vaccina: si arriverà a questo anche in Italia? "Dubito che una cosa del genere possa avvenire in Italia, dove una situazione del genere non verrebbe accettata. Gli stessi lavoratori dell’Ausl Romagna non vaccinati non vengono licenziati, ma sospesi dall’incarico, cercando poi di ricollocarle il dipendente prima che ciò avvenga. In mancanza di regole, è davvero tutto soggettivo". Il tema è complesso, ma è possibile schierarsi o con l’imprenditore o col lavoratore? "Beh, il sindacato, deontologicamente direi, non può che sostenere il lavoratore. Il concetto però è chiaro: se c’è una regola, la si rispetta, altrimenti si finisce in queste situazioni". l. b.