
All’incontro erano presenti anche il sindaco. Zattini e le assessore. Casara e Sansavini
La Casa circondariale di Forlì, ieri, ha aperto le sue porte. In un immaginario percorso dentro-fuori all’insegna dell’inclusione, la città e il territorio sono stati invitati ad entrare nel carcere per visitare, in particolare, i laboratori preposti alla formazione professionale e alle attività lavorative dei detenuti e delle detenute. L’esperienza, che il prossimo anno festeggerà il suo ventennale, nasce da diversi accordi e protocolli d’intesa che, nel tempo, ha raccolto le firme di 15 imprese del territorio, delle maggiori associazioni sindacali e datoriali, oltre alle amministrazioni penitenziaria e della giustizia minorile.
Firmatarie sono anche molte amministrazioni comunali, diverse istituzioni ed enti preposti alla formazione professionale e l’Ausl Romagna. Lo scopo dell’iniziativa e dei diversi progetti in cui si è concretizzata negli anni è favorire l’inserimento lavorativo e sociale delle persone recluse, con particolare attenzione a quelle che sono vicine al termine della pena. E fiore all’occhiello dell’esperienza sono considerati i quattro laboratori di assemblaggio, saldatura ed etichettatura, nati grazie alla collaborazione dell’impresa sociale ’Altremani’, che raccoglie diverse realtà imprenditoriali del territorio e che fornisce alla Casa circondariale le commesse di lavoro.
Gestiti dalla società di formazione Techne, che si occupa, tra l’altro, della selezione delle persone da impiegare, presentano diversi problemi logistici, legati agli spostamenti dei detenuti all’interno della struttura, ma hanno una forte valenza formativa. E sono particolarmente apprezzati dai detenuti, che hanno il compito di seguire dei precisi protocolli tecnici forniti dalle aziende committenti.
"Dobbiamo imparare a seguire le fasi del lavoro – dice Cristian, un detenuto – . Ci dividiamo il lavoro, in modo che tutti, a rotazione, impariamo tutto quello che c’è da fare. È nostro interesse non litigare e il lavoro ci tiene la testa occupata".
La direttrice Carmela De Lorenzo ha ringraziato i partecipanti e le autorità presenti all’evento: "È una giornata importante perché queste attività non sono scontate, sono il frutto della collaborazione di tanti soggetti. Far acquisire un mestiere ai reclusi costituisce il modo migliore perché il tempo della detenzione non sia inutile. Inoltre – ha concluso De Lorenzo – il lavoro può diventare un percorso di consapevolezza e maturazione, che consente di non rifare gli errori del passato". Dello stesso parere il prefetto Renato Argentieri: "La recidiva è più bassa se il detenuto lavora – afferma –, e questo costituisce un interesse per tutta la comunità".
Per il vescovo Livio Corazza "è importante aiutare i detenuti, sia in carcere, sia fuori". E ha fatto riferimento all’impegno in questo senso del cappellano don Enzo. Per l’amministrazione comunale erano presenti il sindaco Gian Luca Zattini e le assessore Paola Casara e Angelica Sansavini. Tra le altre autorità intervenute, il Comandante provinciale dei carabinieri Samuele Sighinolfi, il Provveditore regionale Silvio Di Gregorio, il questore Claudio Mastromattei, il comandante dei Vigili del Fuoco Michelangelo Borino, il comandante provinciale della Guardia di Finanza Vito Pulieri e il comandante Caps (Centro di Addestramento Polizia di Stato di Cesena) Stefano Dodaro.
Paola Mauti