Sara Pedri, la verità dell’ex primario: "Non conoscevo il disagio della ragazza"

Forlivese scomparsa, superiori a processo per maltrattamenti

Sara Pedri, ginecologa forlivese di 31 anni, lavorava a Trento dove è scomparsa il 4 marzo 2021

Sara Pedri, ginecologa forlivese di 31 anni, lavorava a Trento dove è scomparsa il 4 marzo 2021

Forlì, 20 aprile 2024 – Round di otto ore ieri in tribunale a Trento, dove l’ex primario di ginecologia dell’ospedale Santa Chiara, Saverio Tateo, è stato interrogato solo dal proprio avvocato, Salvatore Scuto, per ribadire in sostanza la propria estraneità alla tragica scomparsa di Sara Pedri, la 31enne dottoressa forlivese svanita nel nulla il 4 marzo 2021 in Val di Non. "Non conoscevo il disagio della ragazza" ha più volte ribadito l’ex primario. Tateo è accusato di maltrattamenti, assieme alla sua vice di allora, Liliana Mereu. Per entrambi è in corso il processo a porte chiuse davanti al gip di Trento, Marco Tamburrino. Il 18 aprile era stata Mereu ad essere sentita in aula e aveva sostenuto la propria "totale estraneità ai fatti contestati". L’ipotesi è che Sara, prostrata dalle presunte angherie subite in corsia dai suoi superiori, si sia gettata nelle acque del lago di Santa Giustina; la sua auto, una Volkswagen T-Roc, venne trovata in quella zona, purtroppo conosciuta per il ’salto nel vuoto’ nello stesso bacino acquifero. Il corpo di Sara, nonostante gli svariati tentativi di ricerche, non è mai stato trovato.

L’udienza di ieri è stata quindi rinviata al 29 aprile, per terminare l’esame del suo legale e per cominciare quello delle parte civili. Il 28 giugno terminerà l’esame delle parti civili e Tateo verrà quindi sentito dal pm. Delineato il calendario delle udienze: il 15 e 25 novembre e 2 dicembre discussione delle parti. Poi verrà definita la data della sentenza. Sono undici in tutto le partici civili, che hanno richiesto risarcimenti per 1,2 milioni di euro. Oltre alla madre di Sara – come curatrice della ginecologa forlivese –, compaiono l’Azienda sanitaria trentina, il sindacato Fenalt, e sette dottoresse.

Tateo era stato licenziato dall’Ausl trentina pochi mesi dopo l’esplosione della vicenda. Provvedimento poi dichiarato "illegittimo" dal giudice del lavoro. La difesa dell’ex primario ha successivamente presentato una richiesta di risarcimento di 300 mila euro, mentre l’azienda sanitaria propone circa 156mila euro. Per Mereu invece era scattato il trasferimento: ora la dottoressa lavora all’ospedale di Catania. L’avvocato di Tateo aveva depositato ad inizio d’anno un dossier di ben 36 mila pagine che fa perno su una perizia di parte basata sul contenuto di messaggi vocali o social e altri file contenuti nel computer portatile di Sara. Secondo la lettura che dà la difesa di questo materiale, il "malessere" di cui soffriva la ginecologa "non sarebbe riconducibile all’ambiente del reparto dell’ospedale di Trento, ma da una situazione di disagio pregressa". Dall’altra parte, la procura trentina ribadisce che al Santa Chiara si consumavano "in reparto veri e propri maltrattamenti, con ingiurie, umiliazioni, ma anche percosse, atteggiamenti inquisitori e minacce di sanzioni disciplinari".