Un olio da ’due foglie’. Il ’Pure colline bio’ conquista gli esperti del Gambero Rosso

Riconoscimento all’azienda agricola ‘I sabbioni’. La responsabile: "Essere presenti, dopo un’annata così difficile, è una bella conquista".

Un olio da ’due foglie’. Il ’Pure colline bio’ conquista gli esperti del Gambero Rosso

Un olio da ’due foglie’. Il ’Pure colline bio’ conquista gli esperti del Gambero Rosso

Con il loro ‘Pure colline bio’ – un extravergine nato da una perfetta mescolanza fra le varietà Nostrana di Brisighella e leccino – hanno conquistato ‘due foglie su tre’ nella guida del Gambero Rosso dedicata agli ‘Oli d’Italia’, edizione 2024. Un riconoscimento ancor più prezioso al termine di una campagna olearia - quella 2022-2023 - archiviata dagli esperti come una delle più infauste a livello nazionale e ancor più in Romagna, a causa dell’alluvione e delle altre avversità atmosferiche susseguitesi nella primavera di un anno fa. Parliamo dell’azienda agricola ‘I sabbioni’, che ha sede in viale Bologna e rientra nel poliedrico gruppo creato dall’imprenditore del tessile Dino Zoli: a coordinare gran parte delle attività legate alla produzione e commercializzazione di vini e olii – il core business dell’azienda – è una donna, Cristina Guardigli.

Guardigli, che significato ha, per voi, il verdetto del Gambero rosso?

"Sebbene qualcuno ne disapprovi i criteri di giudizio, la guida del Gambero resta un volume autorevole, una vetrina nota e un importante strumento commerciale. Essere presenti, sia pur a conclusione di un’annata difficile come quella appena trascorsa, è una bella conquista".

Eccetto lo scorso anno, funestato da gelate tardive e alluvione, qual è la vostra produzione media di olio?

"Una produzione di nicchia, che non supera i 5mila litri. Attualmente dodici ettari della nostra azienda sono destinati agli uliveti: di questi, sei sono già produttivi (per un totale di 4.500 piante) e altri sei ospitano 2.200 piante messe a dimora nel 2022, che saranno produttive, a pieno regime, entro la fine del 2025. Per ora – lo dico incrociando le dita - le previsioni sulla prossima annata sono incoraggianti".

Quali sono gli altri prodotti dell’azienda?

"Abbiamo 35 ettari adibiti a vigneto e circa 60 ettari a seminativo (a rotazione, erba medica, grano e colza): circa mezzo ettaro, invece, è riservato a una piccola coltivazione di carciofino ‘Moretto’ di Brisighella, che lavoriamo e vendiamo in barattoli sott’olio. L’ottimo riscontro di questo prodotto ci ha convinti ad ampliare la carciofaia: nel prossimo futuro puntiamo a inserire altre referenze ortofrutticole tipiche delle nostre zone".

Quali sono gli altri obiettivi futuri?

"Non siamo ancora pronti per l’accoglienza agrituristica, ma stiamo lavorando alla valorizzazione di alcune strutture già presenti sul territorio. Inoltre, stiamo progettando degli itinerari, da percorrere a piedi o in bicicletta, all’interno della nostra tenuta o nelle immediate vicinanze, prendendo spunto, ad esempio, dai rifugi bellici disseminati in queste campagne o dalla natura unica del nostro terroir, ricco di molosse e sabbie gialle".

Basti pensare al vostro logo, il mammut.

"Proprio qui, fra i terreni sabbiosi, è stato ritrovato lo scheletro di questo animale, oggi custodito al Museo di Scienze naturali di Faenza. Ma qui comincia un’altra storia, che non vediamo l’ora di raccontare a chi verrà a trovarci".