
L’aggressione alla 15enne da parte di un branco si verificò su un bus di linea
Lo sconto non smorza nella sostanza il peso della pena. Che si sconterà nell’applicazione concreta della sentenza e nel suo peso specifico, impattante: 5 anni e 8 mesi per l’imputato, un 19enne tunisino senza fissa dimora. Ora in carcere.
Processo con rito abbreviato, che prevede, appunto, lo sconto di un terzo della pena. Ma dalla penna della giudice Ilaria Rosati esce un inchiostro risoluto. Che appare l’espressione diretta della gravità del reato che ha partorito il procedimento: violenza sessuale di gruppo nei confronti di una minorenne. Una 15enne, accerchiata su un bus in pieno all’uscita da scuola e poi palpeggiata e molestata da una gang di otto ragazzini, tutti stranieri. Tunisini.
Il pm Federica Messina aveva chiesto 6 anni e 4 mesi; l’avvocato di parte civile (per conto del padre della ragazzina), Daniele Mezzacapo, s’era associato alla richiesta del pm: "L’atto era gravissimo. Una 15enne aggredita in un luogo pubblico. Lei ha scoperto troppo presto cosa significa avere paura. Siamo soddisfatti del verdetto, esemplare. Non cercavamo vendetta, ma giustizia. Che è arrivata". Risarcimento fissato in 10mila euro. L’imputato era difeso da Giuditta Mazzoli e Pamela Fragorzi.
Sbarcato a Forlì cinque anni fa come minore non accompagnato, il 19enne non ha mai trovato una rinascita dalla vita di fame provata in patria. Fin dal suo ingresso in città il giovane, raccontano decine di report di polizia e carabinieri, s’è dato da fare non per riappropriarsi d’un orizzonte ma di esaurire il suo vissuto in raid delinquenziali a raffica fatti di furti, rapine e spaccio di droga.
Un tira e molla con l’esistenza che il 23 gennaio scorso s’avvita in un gorgo tra le 13 e 13.30, in piazza Saffi. Il 19enne fa parte della cricca che il linguaggio diffuso battezza baby gang. Sono in otto. Lui è il più grande. Vive dove gli capita. È il più anziano ma forse non è il boss. C’è un altro tizio che fa lo spaccone più di lui. Uno che dice d’essere innamorato di quella ragazza. Della 15enne. Che prende l’autobus alla stessa ora tutti i giorni. E che passa sempre in piazza Saffi, dopo la scuola, per prendere quel bus. Quel giorno lei è sola. Uno del gruppo, quello che fa l’innamorato, sbandiera a gran voce la sua presenza. Si avvicina alle 15enne. È arrabbiato. Perché lei qualche mese prima l’aveva rimbalzato. Lui le aveva chiesto di mettersi insime. E lei disse no. Un no sfociato nella vendetta della ghenga che protegge il suo piccolo capoccia.
Così quando la ragazza sale sul bus, tutti balzano su. E sull’autobus si consuma l’aggressione. Cinque minuti di terrore. La ragazzina riesce a liberarsi in un attimo di distrazione, quando l’autobus rallenta. Lei imbocca l’uscita. Corre via. Torna a casa terrorizzata, in lacrime; racconta tutto ai genitori. Scatta la denuncia. E dopo una settimana d’indagini il maggiorenne della banda finisce in manette. Accusato di violenza sessuale di gruppo.
Poi altri tre, minorenni, vengono denunciati. Il fascicolo è ora nelle mani della procura dei minorenni di Bologna. Pure quei tre rischiano il processo. (Uno di continua a postare su facebook i suoi pensieri). Gli altri due del branco? Mai pervenuti.
Maurizio Burnacci