Ferretti coronavirus, pronti ripartire. "Tutto in sicurezza"

L’ad Galassi: "L’Italia è ferma, gli altri invece vanno avanti"

Ferretti, l’ad Galassi: "Misure stringenti"

Ferretti, l’ad Galassi: "Misure stringenti"

Forlì, 17 aprile 2020 - Ha aperto la strada, il Gruppo Ferretti. La multinazionale della nautica è tra le prime aziende italiane – l’unica nel comparto industria-legno – ad aver firmato un protocollo con i sindacati nazionali, territoriali e locali per il contrasto alla diffusione del Covid-19 nei luoghi di lavoro. "Abbiamo previsto misure ancor più stringenti di quelle disposte dai provvedimenti di legge – premette l’amministratore delegato Alberto Galassi – e ci siamo messi nelle condizioni di ripartire da subito".

Il piano è stato sviluppato di comune accordo con i rappresentanti dei lavoratori (Maurizio Maurizzi per la Fillea-Cgil, Salvatore Federico per la Filca-Cisl e Fabrizio Pascucci per la Feneal-Uil) e con la consulenza gratuita del professor Luca Richeldi, primario di pneumologia del Policlinico Gemelli di Roma e membro del comitato tecnico-scientifico istituito per fronteggiare l’emergenza sanitaria. Si prevede, "alla ripresa dell’attività lavorativa totale o parziale" e in tutti i sei stabilimenti italiani (1.500 dipendenti), una serie di misure di prevenzione: tra queste la dotazione di dispositivi di protezione individuale per ogni dipendente e per il proprio nucleo familiare, precisi criteri di distanziamento delle postazioni, misurazione della temperatura corporea, percorso di accesso ai varchi disciplinato e ricorso allo smart working per gli impiegati.

"Vogliamo ripartire al più presto – insiste Galassi – e non capiamo perché dobbiamo stare chiusi: chi è in grado di tutelare la salute dei lavoratori e ha necessità di mercato dovrebbe ripartire. In questi casi le esigenze sanitarie e gli interessi economici non sono in contrasto, la politica faccia una scelta coraggiosa. È un errore prendere altro tempo". Anche perché, "se non si riapre entro fine aprile, il settore nautico rischia di perdere l’80% di fatturato. Mentre in Italia l’intera filiera è ferma, altri Paesi europei vanno avanti traendo giovamento dal blocco del nostro sistema".