Forlì, 7 agosto 2020 - Il crollo dei consumi non risparmia bar e ristoranti del Forlivese. Se dopo l’emergenza Covid più di 2 italiani su 3 non hanno ancora consumato un pasto fuori casa p er paura del contagio e a causa delle restrizioni, il quadro a Forlì non è molto diverso dalla media nazionale, secondo un’indagine condotta dal centro studi di Fipe-Confcommercio, che a livello locale ha intervistato una cinquantina di persone. I numeri sono decisamente preoccupanti: il 72% non ha più fatto colazione al bar, il 67% un pranzo fuori casa e il 69% una cena. "Peggio va solo per il dopocena ma è noto che questa sia un’occasione di consumo che riguarda principalmente la fascia giovanile della popolazione", rileva l’associazione dei commercianti.
Fra le ragioni che inducono a non andare al bar o al ristorante la fa da padrone, nell’immaginario dei consumatori, il timore del contagio: il Covid-19 fa ancora paura per ben il 66% degli intervistati. Tra le altre motivazioni che fanno da deterrente ai consumi fuori casa troviamo le diverse disposizioni di sicurezza che rendono meno godibile l’esperienza al ristorante (41%), mentre per chi lavora l’adozione dello smart working ha di fatto quasi azzerato le occasioni di consumo della colazione, della pausa caffè e del pranzo. Chi decide di andare al ristorante o al bar è anzitutto attento alle misure di sicurezza sanitaria (47,4%) e al distanziamento tra i tavoli (35%). Grande importanza viene data alla presenza di tavoli all’aperto non solo per le ovvie ragioni collegate alla stagione ma anche per una maggiore percezione di sicurezza (34%).
In ogni caso il 92% degli intervistati ritiene che l’osservanza delle disposizioni di sicurezza da parte degli esercenti sia molto o abbastanza soddisfacente. "Un’ evidenza che ci porta a dire che ristoranti e bar sono luoghi sicuri – notano gli estensori del report – . La convivialità resta al centro dell’esperienza per il 45% degli intervistati, che si passi del tempo con la propria famiglia o con gli amici (45%), mentre quasi 1 su 3 si dichiara contento per il fatto stesso di essere tornato a mangiare fuori casa (29%). Sotto questo profilo il consumo si fa più intimo e si tendono a privilegiare i luoghi conosciuti e già frequentati in passato".
I criteri di scelta del locale per quelli che vogliono mangiare fuori sono l’attenzione alle norme igieniche (47%), il distanziamento tra i tavoli (36%) e la presenza di spazi all’aperto (34%). Tra questi poco meno della metà (46%) ha apprezzato il ritorno alla socialità con amici e famiglia .
"I dati ci restituiscono la fotografia di un settore in grande sofferenza – dice Alberto Zattini, direttore di Fipe-Confcommercio Forlì – . È indispensabile mettere in campo strumenti che stimolino la domanda con l’obiettivo di compensare le pesanti perdite determinate dalla mancanza di turismo e dal perdurare dello smart working. Al riguardo guardiamo con grande attenzione a quello che il governo intende mettere a punto nel decreto di ago sto. Lo stanziamento di un fondo finalizzato a rimborsare una quota parte della spesa al ristorante sarebbe certamente un provvedimento che va nella giusta direzione, ma sono altrettanto urgenti ulteriori misure per il contenimento dei costi a cominciare da quelli del lavoro e dei canoni di locazione, magari attraverso l’introduzione della cedolare secca sugli affitti".