Festa arcobaleno e polemiche a Forlì, l'assessore spiega perché l'ha patrocinata

Melandri: "Ho idee diverse, ma non censuro nessuno. Sono cattolico e liberale, non c’è nessun cambio di rotta. La concessione del logo non significa condividere la posizione"

Una foto di gruppo degli organizzatori

Una foto di gruppo degli organizzatori

Forlì, 16 maggio 2022 - Erano circa mille i partecipanti alla festa delle famiglie arcobaleno, ieri pomeriggio al parco urbano. C’erano anche coppie eterosessuali che hanno comunque presenziato ai momenti di gioco e letture per i bambini nell’area verde.

L’iniziativa, organizzata dalle associazioni delle famiglie arcobaleno e dei genitori omosessuali, aveva come riferimento tutta l’Emilia-Romagna e le Marche. Gli organizzatori hanno ringraziato pubblicamente la città di Forlì per l’accoglienza. L’evento aveva – tra gli enti – i patrocini dei comuni di Cesena, Forlimpopoli, Bertinoro, Provincia di Forlì-Cesena, Università di Bologna (dipartimento di Interpreti e Traduttori) e Regione Emilia-Romagna. Più quello del Comune di Forlì, che in questi giorni ha aperto un dibattito nella maggioranza di centrodestra.

 

Valerio Melandri, assessore alla cultura del Comune di Forlì, la festa delle famiglie arcobaleno al parco urbano ha il logo del suo assessorato. L’ha concesso lei?

"Sì. È un evento culturale che riguarda la città di Forlì".

Fratelli d’Italia ha chiesto le sue dimissioni, vuole rispondere?

"Assolutamente no".

Sembrano ormai contrari tutti i partiti di maggioranza: Centrodestra per Forlì, Popolo della Famiglia, Forlì Cambia e, in ultimo, anche la Lega. Dicono che il centrodestra non può concedere il patrocinio a un evento legato a temi come omosessualità, gender, utero in affitto. Si sbagliano?

"Io conservo le mie idee. Sono un cattolico e un liberale. Rispetto alle famiglie arcobaleno, preferisco la famiglia tradizionale. Ma chi non la pensa come me può comunque esprimersi".

Un conto è non concedere il luogo, un altro è il patrocinio. Non implica questo una sorta di condivisione?

"C’è differenza dal patrocinio oneroso, che significa erogare fondi per l’organizzazione: non è stato questo il caso. Guardi, io sono un pacifista. Non ho fatto il servizio militare. Non amo le armi. Ma se fosse venuta qui l’adunata degli alpini, cos’avrei dovuto fare? In questi tre anni ho dato una settantina di patrocinii, non significa che tutte quelle iniziative mi facessero impazzire".

Perché allora li ha concessi?

"Perché la logica, quando si amministra, è un’altra: amministrare, per me, vuol dire ascoltare tutti. La cultura non la definisco io: è incontrarsi, andare d’accordo senza essere d’accordo".

Si spieghi meglio...

"Allora sarò ancora più chiaro. Io, come assessore alla cultura, non ho censurato nessuno. E, mi permetta, questa è la differenza rispetto ai nostri predecessori. Ma non è che io sia buono, penso che sia giusto. Ha presente la frase attribuita a Voltaire? ‘Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo’. È un concetto che mi ha insegnato mio padre".

I partiti alleati dicono: non era nel programma.

"Non c’è assolutamente nessun cambio di rotta. Io sono per la famiglia tradizionale. Ma il criterio per concedere un patrocinio è che l’evento sia decoroso e dignitoso".

Se la prossima volta qualcuno volesse organizzare a Forlì un Gay Pride?

"Si vedrà volta per volta. Ma faccio notare che il sindaco leghista di Ferrara, Alan Fabbri, nel 2019 partecipò in prima persona".

Restano alcune domande di natura politica. Gli altri assessori sapevano della richiesta di patrocinio?

"Sì. E hanno idee diametralmente opposte, come del resto le mie. Ma ribadisco: non per questo le persone che si sono ritrovate al parco vanno censurate".

I partiti di centrodestra erano informati?

"Il mio riferimento è il sindaco".

La concessione è, in qualche misura, una scelta opportunistica? Se aveste detto no, vi avrebbero attaccato i partiti e le associazioni di sinistra.

"No, calcoli di natura politica non c’entrano nulla".