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Sabina

Quarantini*

Il 2022 è iniziato nel segno dell’incertezza con un calo delle vendite al dettaglio sia alimentare che non alimentare. I negozi di vicinato, che intravedevano un po’ di luce dopo la pandemia, si ritrovano ora alle prese con una situazione ancora più complessa di prima da gestire, da un lato la maggiore difficoltà nell’approvvigionamento delle merci e dall’altro la gestione dell’aumento dei costi per l’impresa. L’aumento dei costi va di pari passo con la crescita dei prezzi di beni e servizi, energia e gas sono schizzati in alto e il caro carburanti ha dato il colpo di grazia alle attività che si trovano nell’impossibilità di avere margini sufficienti.

Gli imprenditori si trovano imprigionati tra gli aumenti dei costi e l’impossibilità di aumentare i ricavi modificando il listino prezzi perché ciò significherebbe appesantire la spesa dei clienti e questo non è certamente il momento e tanto meno lo si vuole fare. A fronte di questa situazione i consumi sono in forte calo e senza strategie e sostegni per l’economia l’inflazione, che si stima arriverà a toccare un 6% nel 2022, avrà un forte impatto sulle imprese e sulle famiglie. Occorre contenere, con tutti gli sforzi possibili, la tensione inflazionistica per evitare una erosione dei bilanci delle famiglie e delle imprese in una misura anche molto significativa e difficilmente calcolabile. L’inflazione va combattuta per aiutare i piccoli negozi in quanto le prospettive di crescita per il commercio di prossimità sono strettamente legate alla capacità di mettere in campo concrete azioni antinflazionistiche. Sarà necessario avviare un percorso che attutisca gli effetti dei rincari con compensazioni automatiche sul prezzo di energia e gas e un congruo periodo di allungamento della moratoria sui prestiti bancari in quanto il regolare rientro dai prestiti contratti è messo a rischio dall’impatto dei maggiori costi delle merci sui margini delle imprese.

*Presidente Confesercenti