Barriere architettoniche Imola, scalini e voragini. Ecco gli ostacoli della città

Viaggio per le vie del centro, dove buche, pendenze e cassonetti possono diventare delle vere e proprie trappole per le carrozzine

In prossimità di alcune strisce pedonali sono assenti gli scivoli

In prossimità di alcune strisce pedonali sono assenti gli scivoli

Imola, 7 luglio 2020 - Se un gradino diventa una montagna da scalare. Se gettare la spazzatura si trasforma in una missione quasi impossibile. "Provate a sedervi su una carrozzina e capirete". Così dice chi nella propria vita ha conosciuto la disabilità e ora può muoversi solo su ruote. Giorgio Camorani e Davide Forbicini non sono due disabili qualunque: sfrecciano e impennano sui loro mezzi per le vie della città. Uno aveva persino una squadra di basket in sedia a rotelle, insomma è gente che ci sa fare – volente o nolente – seduta lì sopra. Nonostante tutto però girare in centro – tra una barriera architettonica e l’altra – non è così facile nemmeno per i due amici, un vero percorso a ostacoli che comincia sotto l’Orologio. "Quasi tutte le vie principali del centro storico presentano diversi punti molto sconnessi, in cui la pavimentazione è in forte pendenza, o disseminata di buchi". Basta fare qualche metro lungo via Appia per vedere come qua e là manchino diversi sampietrini: i ‘mattoncini’ del pavé, oltretutto, sono appena più grandi delle ruotine frontali di una normale carrozzina, che rischia letteralmente di piantarsi, facendo rovesciare l’occupante. Un rischio che – i disabili meno esperti – possono correre anche passando vicino ai tombini per lo scolo dell’acqua piovana, viste le pendenze talvolta "esagerate" che li accompagnano. Camorani e Forbicini già tempo fa avevano presentato al comune una serie di ’punti critici’ in città su cui lavorare, per renderla più vivibile dai disabili, in parte risolti. Un altro grosso problema è costituito dalle rampe d’accesso ai marciapiedi, in corrispondenza delle strisce pedonali. "Tra l’asfalto e i saliscendi – spiega Camorani – spesso si crea una profonda fessura in cui le carrozzine si incastrano e, scendendo, si ribaltano in avanti. Io sono già caduto 3 volte". E in effetti sono tante le situazioni di questo tipo, lungo viale Dante ne contiamo 6, da una parte e dall’altra della carreggiata (ma continuano anche alla rotonda tra via Pirandello e via San Bendetto, o nell’area dela piscina). Senza dimenticare i punti dove questi mancano completamente, proprio in corrispondenza delle strisce. I nostri due amici in carrozzina oramai se la cavano egregiamente, e superano l’ostacolo in impennata, ma, "un disabile con più difficoltà, come dovrebbe fare?". C’è da attrezzarsi persino per buttare la spazzatura. Seduti sulla sedia è praticamente impossibile arrivare all’apertura dei cassonetti. Camorani, per esempio, ha sempre con sè il suo bastone con cui apre lo sportello dei bidoni. "Ma non funziona con quello dell’indifferenziata – dice –, alla leva non arrivo, e perciò mi vedo costretto a sbloccare il meccanismo con la mano. Non il massimo dell’igiene in questo periodo". I cassonetti Hera sono praticamente nuovi di zecca, e Forbicini si domanda "perché non siano stati acquistati quelli con le seconde aperture in basso, che esistono. Oltretutto il problema della distanza si ripete con la campana del vetro, anche quella con l’imboccatura molto in alto".

Proseguendo per le vie cittadine ci si accorge che sono tante le cose non a misura di tutti. Alcuni sportelli bancomat per esempio sono troppo alti, e non permettono a chi è in sedia rotelle di vedere il video o anche solo di arrivare al tastierino. "Serve maggiore attenzione - dicono Camorani e Forbicini – noi siamo a disposizione del Comune come consulenti per lavorare su una città più a misura d’uomo, in cui veramente tutti si possano muovere con facilità".