ENRICO AGNESSI
Cronaca

Crac Mercatone Uno, assolte le sorelle Cenni: "Nessuna frode, condotte regolari"

Le motivazioni della Corte d’appello sulle figlie dell’ex patron Romano. "Interventi riparatori consistenti ed efficaci per assicurare al gruppo contributi per oltre 52 milioni di euro, superiori al danno prodotto"

Il Mercatone Uno è stato per decenni un colosso nazionale del commercio

Imola, 13 luglio 2023 – Una quarantina di pagine per smontare pezzo dopo pezzo il castello accusatorio. E illustrare nel dettaglio perché, circa un mese fa in Corte d’appello a Bologna, si è arrivati alla conferma dell’assoluzione con formula piena ("Il fatto non sussiste") per il crac di Mercatone Uno. E aggiungere ulteriori elementi a sostegno della tesi difensiva.

Alla sbarra erano finiti Elisabetta, Micaela e Susanna Cenni, figlie del compianto patron Romano, e l’ex amministratore Giovanni Beccari. I quattro erano assistiti dagli avvocati Luca Sirotti, Olmo Corrado Artale e Chiara Tebano. Dopo la fine dell’incubo per i diretti interessati, sono state depositate le motivazioni della sentenza pronunciata appunto lo scorso 14 giugno dal giudice Luca Ghedini.

In estrema sintesi: nessuna bancarotta fraudolenta. E "in subordine, quand’anche si ipotizzasse la valenza distrattiva delle ripartizioni di riserve utili in contestazione – si legge nel dispositivo –, le stesse sarebbero state validamente riparate".

Breve riassunto della vicenda. È il 5 febbraio 2020 quando il tribunale cancella le accuse di bancarotta a sei imputati, cioè l’ex consigliere Ilaro Ghiselli; Gianluca Valentini, figlio di Luigi, altro fondatore di Mercatone Uno; l’ex amministratore Giovanni Beccari; Elisabetta, Micaela e Susanna Cenni, il cui padre, Romano, era morto nel 2017, poco dopo l’apertura dell’inchiesta nei loro confronti. L’accusa della Procura è pesante: avere sottratto 300 milioni di euro dalla loro società in fallimento.

"Il fatto non sussiste", stabilisce alla fine del processo in rito abbreviato il giudice dell’udienza preliminare Domenico Truppa, ritenendo che gli imputati avessero attuato interventi riparatori "consistenti ed efficaci" tali da assicurare al gruppo, prima del fallimento, contributi per oltre 52 milioni, superiori al danno prodotto dalle condotte ritenute "distrattive", circa 42 milioni. Ma il pm Michele Martorelli fa ricorso ‘per saltum’ (cioè senza passare per il secondo grado), e a luglio 2022 la Suprema Corte dispone un’ulteriore verifica su parte dell’imputazione nei confronti di Beccari e delle sorelle Cenni, ritenendo invece inammissibili i ricorsi di Valentini e Ghiselli, confermando così le assoluzioni di questi ultimi.

Il 14 giugno scorso, la Corte d’appello conferma la sentenza di primo grado. E accoglie in toto la tesi difensiva anche in relazione alla sussistenza della cosiddetta "bancarotta riparata". Il giudice, nelle motivazioni, passa al setaccio una vicenda decisamente articolata. A partire dalle condotte distrattive contestate: la distribuzione delle riserve straordinarie degli anni 2010, 2011 e 2012. In seguito a tale ripartizione, l’equilibrio finanziario del gruppo – rimarca il giudice – non cambia. "I soci hanno pagato debiti che avevano verso la società, con gli utili che la società aveva generato e che legittimamente si sono attribuiti – recita il provvedimento –. I denari distribuiti erano rientrati immediatamente sotto forma di pagamento del prezzo di cessione delle quote del Fondo".

E ancora: perché distribuire le riserve anziché pagare i debiti con finanza fresca? "Avrebbe portato a un incremento del patrimonio netto attraverso un sostanziale finanziamento soci, scelta sicuramente più commendevole da un punto di vista imprenditoriale – si legge nella sentenza – ma non obbligatoria a fronte dell’assenza di un’esigenza di ricapitalizzazione", circostanza quest’ultima che da sola secondo il giudice "sarebbe sufficiente a escludere la sussistenza di ‘indici di fraudolenza’". I creditori erano infatti garantiti, così come la continuità aziendale. Poi l’inizio delle difficoltà, segnali che "management e soci non avevano sottovalutato, intraprendendo iniziative per migliorare comunque l’efficienza, la funzionalità, il risparmio ragionato dei costi e la competitività del gruppo".

r. c.