FEDERICA ORLANDI
Cronaca

Mercatone Uno, tutti assolti in Appello

Le tre figlie di Cenni accusate di bancarotta: i giudici, dopo il rinvio della Cassazione, le hanno scagionate di nuovo

l monumento a Marco Pantani davanti alla sede di Mercatone Uno

Imola, 15 giugno 2023 – Assoluzioni confermate: il fatto non sussiste, lo dice anche la Corte d’appello. Tirano un sospiro di sollievo le figlie del fondatore di Mercatone Uno Romano Cenni, Elisabetta, Micaela e Susanna, e l’ex amministratore Giovanni Beccari, assistiti dagli avvocati Luca Sirotti, Olmo Corrado Artale e Chiara Tebano. Ieri mattina è stata infatti confermata la sentenza di primo grado nei loro confronti, dopo che la Cassazione, a luglio dell’anno scorso, l’aveva parzialmente annullata rinviando il tutto al giudizio della Corte d’appello.

Il procedimento in questione è quello per il crac da 300 milioni di Mercatone Uno, lo storico marchio di arredamento e grande distribuzione di Imola. La Suprema corte, dopo il ricorso per saltum della Procura (cioè senza passare per il secondo grado) aveva disposto un’ulteriore verifica su parte dell’imputazione nei confronti di Beccari e delle sorelle Cenni, ritenendo invece inammissibili i ricorsi nei confronti di Valentini e Ghiselli, confermandone così le assoluzioni.

Un passo indietro. Era il 5 febbraio 2020 quando il tribunale cancellò le accuse di bancarotta a sei imputati, cioè l’ex consigliere Ilaro Ghiselli; Gianluca Valentini, figlio di Luigi, altro fondatore di Mercatone Uno; l’ex amministratore Giovanni Beccari; Elisabetta, Micaela e Susanna Cenni, il cui padre, Romano, era morto nel 2017, poco dopo l’apertura dell’inchiesta nei loro confronti. "Il fatto non sussiste", stabilì alla fine del processo in abbreviato il giudice dell’udienza preliminare Domenico Truppa, ritenendo che gli imputati avessero attuato interventi riparatori "consistenti ed efficaci" tali da assicurare al gruppo, prima del fallimento, contributi per oltre 52 milioni, superiori al danno prodotto dalle condotte ritenute "distrattive", circa 42 milioni. Ma il pm Michele Martorelli fece ricorso. I giudici capitolini, dal canto loro, sottolinearono come la "bancarotta riparata presupponga la dimostrazione dell’avvenuta reintegrazione, nella sua effettività e integralità, del patrimonio dell’impresa prima della dichiarazione dello stato di insolvenza". E rinviarono le valutazioni sull’ex amministratore e le sorelle Cenni alla Corte d’appello. La quale ha ora confermato le assoluzioni piene.

“Siamo soddisfatti – esulta l’avvocato Sirotti –: questa conferma arriva dopo un controllo approfondito a favore di tutte le parti del processo. E conferma l’errore di questa imputazione, già smentita dalla perizia disposta dal giudice di prime cure: non solo non vi fu una condotta distrattiva in danno dei creditori e dell’allora Mercatone Uno, ma la famiglia Cenni, confidando nell’uscita dalla crisi della società, contribuì di tasca propria per oltre 70 milioni di euro". Senza contare, proseguono i legali, "le numerose garanzie che vennero prestate e poi escusse a seguito delle vicissitudini del gruppo. Questa sentenza supera il medievale automatismo tra fallimento di una società e responsabilità penale degli amministratori".