Dopo la devastazione Solo silenzio ed acqua nel borgo fantasma

Viaggio a Spazzate Sassatelli, evacuato a causa dell’esondazione del Sillaro. Un ambiente quasi lunare, dove si incrociano poche auto a sfidare il ’lago’.

Dopo la devastazione  Solo silenzio ed acqua  nel borgo fantasma

Dopo la devastazione Solo silenzio ed acqua nel borgo fantasma

Acqua e silenzio, silenzio e acqua. Solo lo sciabordìo del lago che si sposta, e corre. Perché a Spazzate Sassatelli, borgo spettrale e deserto, l’acqua corre ancora. Verso il mare, si direbbe. E non può essere altrimenti. Ma da dove arriva, ora che dalla falla del Sillaro non esce più nulla? Non si sa. Si presume che la rete dei canali e degli fossi a sud della frazione stia ancora vomitando le tonnellate di pioggia ricevuta dal 15 al 17 maggio.

Un viaggio nel silenzio. Ci arrivano incontro due persone, con una jeep che a malapena cavalca il lago. Le uniche figure umane della frazione imolese, al centro di tre province. Poi l’assurdità: arriva un postino da via Cardinala. "Devo consegnare della posta, ma chi trovo?", chiede. I due sulla jeep si fanno avanti: "La dia a noi, ci pensiamo noi a recapitarla". La solidarietà.

Siamo all’incrocio del paese. Dalla parte di Bologna arriva una Panda. Non va piano, alzando due ali di acqua lercia. "Ferma, non ce la fa ad andare avanti!", gli gridiamo. Non presta attenzione, passa oltre e si dirige velocemente verso il Ravennate. Lo spostamento d’acqua causato dalla vettura ci inonda gli stivaloni che superano il ginocchio. Non bastano e l’acqua si getta a capofitto nelle nostre calzature da alluvione. La Panda scompare all’orizzonte, accompagnata dai nostri rimproveri (un eufemismo...). C’è mezzo metro di acqua. Arrivando a Spazzate fin dove si può con un’auto che non sia un motoscafo buttiamo l’occhio a destra e a sinistra. Ci sono filari di viti piegate dalla corrente della piena del Sillaro. Le case sono chiuse, i cancelli sono chiusi ma ‘decorati’: sulle inferriate si sono agganciati legni, cannareccio, bastoni, fango. Sembra sia passato un fortunale, e invece siamo nel mezzo della pianura padana, dove i cicloni non avrebbero ragione di esistere. Sembra, anche, di essere in una delle notti del lockdown da Covid che nessuno potrà dimenticare: il deserto in strada. Ma c’è un rumore, ed è quello dell’acqua. Solo quello. Fino a quando arriva il postino che ci riporta alla realtà.

Maurizio Marabini

Marco Isola